Povero Tom!

Al Regio di Torino il "Rake's Progress" magistrale di McVicar

foto Ramella & Giannese / Teatro Regio Torino
foto Ramella & Giannese / Teatro Regio Torino
Recensione
classica
Teatro Regio Torino
Igor Stravinskij
10 Giugno 2014
Le due più grandi opere contemporanee del Novecento, quelle che meglio rappresentano le nostre illusioni, la nostra volontà vana di essere fiduciosi e ottimisti nella costruzione umana, la nostra consapevolezza che alla fine l'unico conforto cui non si deve rinunciare è l'amore, sono state concepite negli anni Cinquanta in America, e hanno per soggetto storie del Settecento europeo: il "Candide" di Leonard Bernstein da Voltaire dopo inenarrabili crudeltà e dolori, sbeffeggiando il filosofare del "migliore dei mondi possibili", finiva con il povero protagonista circondato dalla ex bella e ormai devastata ma infine fedele Cunegonde a coltivare "il proprio orticello" nella campagna sul Bosforo vicino a Istanbul, lontano dalla maledetta Storia. "The Rake's Progress", di Igor Stravinskijj, opera ispirata liberamente dalle tavole satiriche di William Hogarth, getta infine a marcire in un manicomio il suo antieroe Tom Rakewell, ottimista tutto il tempo nella Ragione libertaria e libertina e nella Natura, sistematicamente manipolato non da uno stupido filosofo leibniziano, ma da un povero diavolo di demone, Nick Shadow, che lo trascina via dall'amore della dolce, bella, sublime, tenera Anne Trulove (appunto), una sorta di pucciniano Ideale Femminino. Come se nel Settecento del libero pensare e del libero godere il piacere dell'Eros ci fossero le fonti delle nostre realizzazioni novecentesche, infine possibili, e quindi vane e disastrose. Il "Rake's Progress" con la regia di David McVicar visto ieri al Regio di Torino diretto da Gianandrea Noseda è uno spettacolo molto bello, che svela ogni talento dell'opera di Stravinskij e che in alcune sequenze (quella dell'asta, ad esempio) realizza momenti di teatro di massa fenomenali, colorati e insieme nitidissimi nella illuminazione del carattere di ogni personaggio. La compagnia di canto era ottimo ensemble e su tutti lo Shadow di Bo Skovhus ha impressionato per voce e per teatralità. Povero, debole Tom! Che hai fatto? Ora che i manicomi non ci rinchiudono più, come te ci accorgiamo troppo tardi, stupidi Adoni, che l'amore era la nostra sola salvezza, nell'età dell'ansia del tuo librettista Wystan Hugh Auden. Come diceva Voltaire, bisogna darsi da fare senza tanta filosofia, perché «per mani e cuori ed intelletti oziosi, sa il diavolo trovar qualche lavoro».

Interpreti: Trulove Jakob Zethner, Anne Trulove, sua figlia Danielle de Niese, Tom Rakewel Leonardo Capalbo, Nick Shadow Bo Skovhus, Mother Goose Barbara Di Castri, Baba la turca Annie Vavrille, Sellem, venditore all'incanto Colin Judson

Regia: David McVicar

Direttore: Gianandrea Noseda

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