VossaJazz, qualità alla norvegese
La rassegna ha aperto la stagione dei festival, tra incontri inattesi e qualche delusione
Recensione
jazz
L'edizione numero 37 di Vossajazz inaugura in Norvegia la stagione dei festival estivi con una bella produzione originale di Karin Krog (di cui si festeggiavano i 70 anni) e John Surman dal titolo “Songs about this and that”. Il lavoro, fresco e realizzato con musicisti locali, si rivela compiuto ed efficace, scritto e arrangiato in modo impeccabile: uno dei momenti clou del festival, in contrasto col deludente concerto inaugurale del Quartet West di Charlie Haden che, visibilmente provato, ha lasciato il pubblico indifferente.
Di scena, poi, tanta Norvegia, con formazioni dal background e musicalità diversi ma che confermano una scena in ottimo stato di salute. Tellurica l’accoppiata Motorpsycho–Supersilent, nitroglicerina pura iniettata in una suite di due ore caratterizzata da grande interazione: certo, spiazzante per un festival jazz, ma questa è la Norvegia.
Il sassofonista Tore Brunborg, tornato figura centrale in quest’ultimo anno con un repertorio di grande energia e fisicità, ha presentato con una band giovane l’ottimo “Scent of Soil”.
Eccitante Jon Balke, con Extreme Jazz - progetto che accosta l’adrenalina prodotta negli sport estremi all’improvvisazione del jazz.
Non convince il trio del giovane pianista Espen Eriksen, melodia fatta per piacere, distante dal rigoroso e intenso piano solo di Bobo Stenson.
Tra gli stranieri spiccano Mikko Innanen & Innkvisitio, il duo Renault-Knutsson, l’elegante e raffinato Vincent Courtois, Andy Sheppard e Mike Mainieri con Northern Light.
Purtroppo, come spesso accade ai festival in Norvegia, occorre rinunciare a concerti di qualità perché avvengono contemporaneamente, ma il festival si è confermato solido e autentico punto di riferimento per la scena norvegese, ha dato spazio a progetti interessanti ed è stato ripagato da una grande affluenza di pubblico.
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