Le tre giornate di Tampere
Finlandia, ma non solo: una 28^ edizione all’insegna di qualità e pluralità
Recensione
jazz
Più di 20 concerti in tre intense giornate sui palchi del Tampere Jazz Happening, festival che ha messo in luce una fervida scena finlandese. Assoluta rivelazione in apertura i Black Motor con ospite Verneri Pohjola, mentre hanno confermato le sonorità dilatate di “Time is Now” i giovani fratelli Louhivuori con Sun Trio; il veterano Juhani Aaltonen ha proposto due omaggi a Vesala e Coltrane, confermandosi autentico punto di riferimento. Idee ed energia per “Innkvisitio” di Mikko Innanen, meno folk e più free con il sax di Erdmann ad affiancare il leader e lo svedese Ljungkvist. Mattatore per l’avanguardia è stato Raoul Björkenheim, prima con Jukka Gustavson, poi con l’incandescente trio assieme a William Parker & Hamid Drake e infine in chiusura con una tellurica jam session. Non solo Finlandia, ma anche “altra” Europa: assenti gli italiani, hanno invece brillato nel free gli “Angles” del pirotecnico sassofonista svedese Martin Küchen, e nel folk il Taksim Trio da Istanbul; deludenti, invece, le troppo spesso banali intuizioni pop rock degli inglesi Portico Quartet. E tanta America: il giovane quartetto Places & Things del batterista Mike Reed da Chicago ha fatto da apripista allo straordinario jazz intellettuale del “trio M” - Myra Melford, Mark Dresser e Matt Wilson - e al quintetto di Dave Douglas, che dopo 12 ore di volo e quasi senza provare ha messo in piedi una performance di grande appeal. Maturo e raffinato il Marifa Street di Jon Hassell, mentre piatta è stata l’esibizione del cubano Roberto Fonseca, virtuoso del piano, che con Trilok Gurtu e Lonnie Smith era tra le maggiori attrazioni del festival. Il pubblico è accorso numeroso riempiendo gli spazi a tutte le ore, sancendo il successo di un festival che ha privilegiato varietà e qualità dell’offerta.
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