Makoto Ozone star latina
Alla Roque d’Antheron una notte jazz con Corea, Burton, Bley e il folletto giapponese
Recensione
jazz
Il Festival de Piano alla Roque d’Antheron dura ormai un mese intero; riempie ogni sera la grande platea all’aperto nell’incantevole parco del castello rinfrescato da sequoie e platani della famiglia Onoratini, mecenate del festival: 2.400 posti paganti ciascuno 51 euro; ma anche nella claustrale atmosfera del chiostro della sconsacrata Abbaye de Silvacane 160 persone sfidano il sole rovente del tardo pomeriggio provenzale e spendono 30 euro per un’ora di meditazione seduta al clavicembalo. René Martin, il direttore artistico che crea e fa prosperare festival di successo come la geniale e ormai mondiale Folle Journée della sua natale Nantes, porta su questi palcoscenici la nuova generazione del pianismo francese, con qualche guest star.
Il 29 luglio “Jazz à la Roque” ha messo in fila tre concerti: Chick Corea con Gary Burton, poi il loro pupillo Makoto Ozone con la favolosa big band nipponica No Name Horses, e infine il genio freddo di Carla Bley, la sua Big Band di veterani, Steve Swallow in testa. Corea e Burton hanno omaggiato Bud Powell e il bebop, Bill Evans, e infine hanno tirato fuori dal cappello lo spartito di due Skrjabin. Dopo di loro Ozone, il folletto giapponese sbocciato alla Berklee di Boston, ha trascinato un’ora furba, sgargiante, eccitante di latinoamericano, farcito di omaggi sornioni a Bernstein, Gershwin e ogni citazionismo bianco del latin. Corea, Burton e Swallow erano seduti a divertirsi, sul palco, e alla fine Corea non ce l’ha fatta: si è affiancato all’irresistibile percussionista Pernell Saturnino, gli ha rubato bacchetta, e fatti altri due passi si è seduto accanto a un entusiasta Ozone per il bis più vitale dell’estate 2009.
Interpreti: Chick Corea e Gary Burton | Makoto Ozone e No Name Horses | Carla Bley Big Band
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