Le storielle di Giovanna
Giovanna Marini e il suo quartetto vocale presentando il lor spettacolo europeo "La torre di Babele", il suo polifonico discorso politico sulla nostra triste stagione italiana
Recensione
classica
Dal 1990 è docente all'Università Paris 8 di Saint-Denis, Francia; in Svizzera insegna Etnomusicologia applicata al Conservatorio di Losanna; il Théâtre de Vidy, di Losanna le ha prodotto questo spettacolo, "La torre di Babele", che con poche decine di persone abbiamo ascoltato nella Maison Musique del Folk Club a Rivoli, vicino al Castello, vicino a Torino. In Belgio e in Francia vende dischi, e fa concerti: qui, alla fine del concerto, la freschissima quasi settantenne Giovanna Marini, con lo spirito leggero di chi ama ancora la gente di un Paese, il suo, che sta vivendo anni brutti, si scusa ma porta sul fronte del palco la sua sacca con i dischi, e li vende di persona, li firma ai suoi fedelissimi. Ha appena finito il suo concerto di canto polifonico con la sua chitarra e le voci sua, di Patrizia Bovi (bella voce e bella presenza anche della musica antica con il suo ensemble Micrologus), di Francesca Breschi (bella voce e bella testa di un disco suo e di progetti con Mario Brunello e Giovanni Sollima: sarà con loro ai Suoni delle Dolomiti, questa estate) e di Patrizia Nasini. Nessuna concessione alla vecchia canzone politica anni Sessanta e Settanta: Marini compone madrigali, polifonie elaborate raffinate e complesse per le sue "cantore". Racconta storielle buffissime con la sua vocina (vocina solo quando parla), e parla dell'Italia a noi italiani come ne parla ai belgi, ai francesi che le chiedono spiegazioni su quell'incessante produttore di forzature che sta a capo del Governo italiano: spassoso il vocalese con cui le quattro signore se ne escono di scena mostrandoci come, dopo anni e anni di berlusconate, "non abbiano più parole" per esprimere la nostra indignazione di cittadini colti e consapevoli.
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