Edipo in quattro atti
Recensione
classica
È andata in scena l'attesa opera di Pierre Bartholomée, Oedipe sur la route, tratta dall'omonimo romanzo di Henry Bauchau (che è autore anche del libretto). La vicenda narrata è quella di Edipo il quale, dopo essersi accecato, lascia Tebe, e sopraffatto dal peso della colpa, parte con la figlia Antigone in un viaggio che lo condurrà a Colono, e alla chiaroveggenza. Percorso interiore, catartico, nel quale si intrecciano miti diversi, letti in chiave psicanalitica, e una grande quantità di personaggi. Un'avventura (in quattro atti) che si snoda tra grotte, laghi sotterranei, duelli e agguati, canti e danze, sogni e strani incontri. L'errare di un uomo affamato, umiliato ma dotato di una specie di bussola misteriosa che lo orienta nel cammino. Bartholomée (nato a Bruxelles nel 1937, celebre pianista, fondatore dell'Ensemble Musiques Nouvelles, professore di analisi musicale al conservatorio di Bruxelles e poi all'Univesrità di Louvain, direttore stabile dell'Orchestre Philharmonique de Liège) ha creato una partitura dalla densa scrittura armonica, d'ascendenza espressionistica, timbricamente accattivante (i colori strumentali svolgevano anche una funzione di Leitmotive) soprattutto negli interludi orchestrali (che collegavano fra di loro le diverse scene), nei momenti onirici (come nella scena del secondo atto dove Antigone racconta il sogno di Edipo bambino), negli interventi del coro fuori scena, carichi di mistero. Una musica ancorata al passato ma ricca di elementi interessanti, soprattutto nel terzo e nel quarto atto, e diretta con mano sicura da Daniele Callegari, che è da qualche tempo attivo in Belgio come direttore principale dell'Orchestra filarmonica delle Fiandre. Molto coinvolgente la parte visiva dello spettacolo, con la regia (e le belle luci) di Philippe Sireuil e le scene di Vincent Lemaire: un palcoscenico concavo, attraversato da lunghe crepe e fenditure che, scena dopo scena, provocavano sfaldamenti del terreno e l'emergere di speroni rocciosi (dai quali, nel secondo atto, Edipo, Antigone e Clios si calavano dotati di una completa attrezzatura alpinistica); sul fondale un cielo striato di nero, indefinito e minaccioso come nei quadri di Turner, che trascolorava in continuazione (ad esempio nel racconto di Clios, nel primo atto, passava dall'ocra al viola al rosso, sottolineando la progressiva concitazione del testo e della musica). La regia mirava all'essenziale, sfruttando la bravura scenica degli interpreti e la perfetta comprensibilità del testo, pienamente rispettato dalla scrittura vocale. E non sono mancati momenti di azione (come il combattimento tra Edipo e Clios, tutt'altro che stereotipato), altri scioccanti (come l'entrata degli uomini piagati dalla peste), altri di vivo impatto drammatico (come l'amplesso tra Calliope e Edipo visto in controluce nella capanna di Edipo). Il cast era dominato dal grande José van Dam nella parte di Edipo (scritta appositamente per lui), bravissimo nel mimare il passo malcerto di un cieco. Buona anche la prova di Valentina Valente nei panni di Antigone e di Hanna Schaer in quelli di Diotima. Le doti espressive del tenore Jean-Francis Monvoisin (Clios) non erano invece compensate da un adeguato controllo dell'emissione e dell'intonazione; mentre merita una segnalazione il mezzosoprano inglese Ruby Philogene, nella breve parte di Calliope. Alla fine molti applausi, anche al novantenne Henry Bauchau, presente in sala.
Note: Prima mondiale
Interpreti: ?dipe, José van Dam ; Antigone, Valentina Valente; Clios, Jean-Francis Monvoisin; Diotime, Hanna Schaer; Calliope, Ruby Philogene; Illyssa, Elise Gäbele
Regia: Philippe Sireuil
Scene: Vincent Lemaire
Costumi: Jorge Jara
Orchestra: Orchestre Symphonique de la Monnaie
Direttore: Daniele Callegari
Maestro Coro: Renato Balsadonna
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