Due grandi voci per Samson

Recensione
classica
Teatro alla Scala Milano
Camille Saint-Saëns
03 Marzo 2002
Sono passati solo cinquant'anni, eppure sembrano secoli, anni luce: nelle foto del "Samson et Dalila" alla Scala nel 1950 Ramon Vinay è vestito come un attore dei kolossal cinematografici di quegli anni: a torso nudo, con perizoma gigante, una grande cintura, calzari e catene; il Samson di oggi, agli Arcimboldi di Milano firmato Hugo de Ana, veste di bianco come un principe orientale e ha un lungo spolverino nero, intorno a lui i cattivi Filistei oscillano tra "Guerre Stellari" e "Star Trek", hanno lance luminose, caschi argentati e guanti neri, gli Ebrei languiscono in una discarica tra rottami di auto. L'allestimento, del Teatro Carlo Felice di Genova, sembra più adatto al palcoscenico milanese che a quello genovese: le gabbie metalliche sullo sfondo, illuminate con luci al neon, sono inquietanti, le luci sono bellissime (nella scena dei vecchi ebrei che pregano, nel Tempio di Dagon), ma il Baccanale continua a non convincere. Il Tempio, si sa, non crolla ma il palcoscenico si illumina come "folgorato" da una scarica potentissima: un bel coup de thèatre. "Samson et Dalila", si sa, è opera da protagonisti e la Scala mette in campo due interpreti di valore assoluto: Olga Borodina e Placido Domingo. La Borodina è una Dalila sensualissima, la sua voce vellutata incanta Samson e il pubblico dalla prima, fascinatrice, aria "Printemps qui commence", spietata nel duetto della "haine" con il Sommo Sacerdote (un Jean Philippe Lafont a disagio nel ruolo), ammaliatrice nel duetto della seduzione che culmina in una perfetta esecuzione di "Mon coeur s'ouvre a tà voix". Domingo "vive" il ruolo di Samson dibattuto tra le ragioni del cuore e le ragioni del dovere: perentorio e incisivo nell'incitare gli Ebrei a continuare a credere al potere di Dio, turbato dal devastante amore che prova per Dalila, vinto dalla forza dell'amore il suo "Trahison!" nel finale del secondo atto è il grido di dolore di uomo che ha perso tutto, toccante e indimenticabile nella scena della macina. Ottima la prova dell'orchestra scaligera diretta da Gary Bertini che delinea un "Samson" dalle molteplici facce, restituendoci un Saint-Saens senza retorica . Trionfo per Domingo, Borodina e Bertini, qualche "buu" per la regia.

Note: nuovo all.

Interpreti: Domingo, Borodina, Lafont

Regia: Hugo De Ana

Scene: Hugo De Ana

Costumi: Hugo De Ana

Coreografo: Leda Lojodice

Orchestra: Orchestra del Teatro alla Scala

Direttore: Gary Bertini

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Ad Amsterdam Romeo Castellucci mette in scena “Le lacrime di Eros” su un’antologia di musiche del tardo rinascimento scelte da Raphaël Pichon per l’ensemble Pygmalion 

classica

Madrid: Haendel al Teatro Real

classica

A Roma, prima con i complessi di Santa Cecilia, poi con Vokalensemble Kölner Dom e Concerto Köln