Dove vola la rondine?

Allestimentonon eccessivamente convincente anche se dignitoso. Nel complesso mancava di brillantezza. Buona la resa vocale della Sburlati e di Joyner

Recensione
classica
Teatro Filarmonico Verona
Giacomo Puccini
18 Gennaio 2002
Se La rondine nella sua travagliata storia si è sempre caratterizzata per l'ambiguità del suo impianto drammaturgico, con tutti i fraintendimenti che l'hanno colta come "operetta mancata", a dettarne un orientamento interpretativo possono essere, di volta in volta, o i suoi caratteri di commedia o quelli più spiccatamente pucciniani, dai toni drammatici ed esageratamente sentimentali. Ma il fatto che entrambi gli elementi convivano - nel libretto e nella partitura - fa sì che la natura spuria di quest'opera spesso prevalga senza che emerga il clima leggero e scanzonato proprio dell'operetta e nello stesso tempo senza che il dramma decolli credibilmente. Lo stesso Puccini del resto in un secondo momento ne cambiò il finale per poi ritornare sui suoi passi. L'allestimento andato in scena a Verona ci è parso, in tal senso, muoversi su questo ordine di difficoltà, quasi fosse mancata una precisa convinzione sulla lettura da dare all'opera. Lo scenario fatto di interni illuminati da luci dai toni pastello rosati o azzurrini, nel secondo atto, nella scena del Bal Bullier, si colora di toni caldi, sul rosso, per poi nel terzo filtrare attraverso un velo, quasi come un'immagine lontana e sbiadita: una visione onirica, quasi di irrealtà, nella quale emerge la natura sognante, fino al parossismo, di un personaggio come Magda. Ma nella quale, nonostante le tinte forti, una scena come quella del ballo, si è presentata un po' statica, senza troppa verve. La direzione di Maurizio Arena ha privilegiato ampiamente una lettura distesa a enfatizzare i tratti più marcatamente sentimentali della partitura, con una predilezione per tempi lenti; in cui hanno ben retto con una resa vocale convincente Michela Sburlati e William Joyner, rispettivamente nei ruoli di Magda e Ruggero. Una lettura talvolta un po' uniforme, nella quale non è emersa quella dialettica, quegli scarti e quel reticolo di allusioni di cui è ricca la partitura pucciniana. Nella compagnia di canto Anna Laura Longo è stata una brillante e incisiva Lisette, mentre ci è parso un po' incolore il Prunier di Daniele Gaspari. Sicuro, dalla vocalità chiara e con una buona pronuncia Joyner in Ruggero. La Sburlati ha evidenziato una buona tensione interpretativa ed un colore vocale di pregio, raccogliendo consensi ed applausi da parte del pubblico.

Interpreti: Sburlati, Longo, Joyner, Gaspari, Camastra

Regia: Luca De Fusco

Scene: Graziano Gregori

Costumi: Carla Teti

Orchestra: Orchestra dell'Arena di Verona

Direttore: Maurizio Arena

Coro: Coro dell'Arena di Verona

Maestro Coro: Armando Tasso

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Un memorabile recital all’Accademia di Santa Cecilia, con Donald Sulzen al pianoforte

classica

La tappa torinese per i sessant’anni della cantante

classica

Successo al Teatro del Maggio per la vilipesa Mavra stravinskijana abbinata all’intramontabile Gianni Schicchi