Esplosiva Milva-Uncino
Spettacolo senza dubbio 'originale' sostenuto dalla presenza scenica di Milva e dalle capacità attoriali di Riondino. Meno convincente l'impianto musicale di Tutino a cui pare mancare una vera direzione ed un'impronta a caratterizzare musicalmente la vicenda.
Recensione
classica
Le vie del teatro musicale sono infinite e questo Peter Uncino senza dubbio lo dimostra: "dialogo concertante", come viene definito dalla presentazione - sorta di moderno Singspiel - il lavoro di Michele Serra e Marco Tutino si caratterizza in tal senso come forma di spettacolo assolutamente originale; dove l'ironia amara e il cinismo dei contenuti del testo si sviluppano su un impianto drammaturgico fatto di parti recitate, sottolineate da una sorta di continuum sinfonico assieme ai momenti strumentali dell'Ensemble Tangoseis. Momenti alternati a canzoni interpretate da un'esplosiva Milva-Uncino, che troneggia, per tutta la durata dello spettacolo, su un imponente baldacchino che ha la sagoma della rossa palandrana - con tanto di cinturone e bottoni - dell'ormai vecchio Capitano. In uno scenario di un'isola-che-non-c'è popolato di corvi mummificati, teschi e relitti si sviluppa un serrato dialogo-battibecco tra gli invecchiati Peter Pan e Uncino, dietro la presenza di una pipistrellesca ombra; non c'è vera vicenda, ma piuttosto un muoversi tra i ricordi, nell'emergere graduale dei lati più patetici e grotteschi dei due personaggi - due bambini con le rughe che vogliono esorcizzare lo scorrere del tempo - e della natura stessa del loro conflitto, per ridursi a ritrovarsi entrambi monchi, entrambi provvisti di uncino, alfine alleati, appaiati a troneggiare sul nulla. Milva interpreta con spavalderia e una grande ricchezza di accenti passando dai toni quasi rauchi (inusuali per lei), nella ballata "E' inutile che cerchi le mie ossa", ad un uso più dispiegato delle sue capacità vocali. L'enfasi, anche sull'impianto tangheiro di molte canzoni, è quindi declamatoria (si fa sempre sentire ciò che ha appreso ad interpretare certi song di Brecht-Weill); ma è anche nello stesso tempo ironica e dolce a cantare "Hai una ruga bambino", per poi farsi istrionica e sarcastica, nella "Canzone dei bambini del mondo", a intonare su un serrato ritmo di tango: "noi bambini non facciamo più bambini!". Riondino-Peter Pan è una perfetta voce recitante, molto sopra le righe, petulante, patetica e simpaticamete sguaiata nel'intonare la melodia 'disneyana' "voglio sul capo un cappello da capo". L'impianto musicale di Tutino si muove sapientemente tra i 'generi', riuscendo a creare un accorto amalgama tra il livello sinfonico e quello delle sonorità amplificate di basso, chitarra, percussioni, bandoneon, violino e pianoforte; e si evidenziano dei momenti interessanti di scrittura strumentale, specie negli episodi per flauto. Il modellarsi mimeticamente di una scrittura colta su influssi di musica di consumo, tango, blues o anche della canzone melodica italiana non è tuttavia sempre convincente: l'intenzione di adottare volutamente moduli 'semplici' e riconoscibili è sì congeniale ad aspetti della narrazione e, pur apprezzandone la ricercatezza nella scrittura, sembra alla fine mancare un vero carattere, un'impronta sua propria. Il pubblico di un Teatro Filarmonico gremito in ogni ordine di posti, ha apprezzato e acclamato interpreti e autori con calore e con più chiamate.
Note: prima assoluta
Interpreti: Milva, Riondino, Maranzana
Regia: Giorgio Gallione
Scene: Giovanna Buzzi
Costumi: Giovanna Buzzi
Orchestra: Orchestra della Fondazione Arena di Verona; Gruppo Tangoseis
Direttore: Massimiliano Caldi
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