In cerca dell'anima musicale inglese

Utrecht Early Music Festival 2015

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Il titolo del programma "England, my England" fa immediatamente pensare al film di Tony Palmer su Henry Purcell del 1995, o ancor prima a quello della collezione di racconti di D. H. Lawrence pubblicata nel 1922, ma il complesso itinerario musicale che il direttore artistico Xavier Vandamme ha definito "In search of the English soul", non è dedicato solo all'Orfeo Britannico ma a numerosi altri compositori, anche quelli poco conosciuti e raramente eseguiti.

Le giornate tipo della nuova edizione del Festival di musica antica di Utrecht si annunciano dunque molto intense. Il primo appuntamento è alle 9.30 e l'ultimo alle 22.30, e nei due sabati del calendario che va dal 28 agosto al 6 settembre ci sono anche i concerti di mezzanotte: dunque c'è da ascoltare e vedere qualcosa in luoghi diversi circa ogni due ore, ma è praticamente impossibile seguire tutto poiché alcuni eventi sono in contemporanea. Per fortuna la struttura oraria e cromatica del programma aiuta ad orientarsi. Ad esempio le 13 è l'ora dei virginalisti, dunque strumenti da tasto con i nomi degli esecutori su fondo rosa; le 17 del Rinascimento e del Barocco, con molta musica vocale segnalata dal giallo ocra. I concerti delle 20, quelli di maggior richiamo, sono quasi tutti contraddistinti dal verde scuro e sono dedicati a Purcell. Una eccezione è rappresentata dal cremisi attribuito ai consorts (di sole viole o misti): nei primi quattro giorni è allineato sulla fascia serale, ma poi appare alternato fra mattina e pomeriggio. In ogni caso i punti fermi sono prevalenti: alle 9.30 ogni mattina c'è una conferenza su un aspetto della cultura musicale inglese fra Cinquecento e Seicento, e ogni sera alle 18.30 una riflessione sulle musiche che verranno eseguite chiamata "Eventalk". Nelle mattine dal 29 agosto al 2 settembre ci sarà un corso di semiologia sulla notazione mensurale, svolto da Francesco Luisi, per imparare a preparare una edizione critica a partire da una fonte originale; ma c'è anche una masterclass quotidiana di clavicembalo che vedrà avvicendarsi Pierre Hantaï, Skip Sempé e Bob van Asperen. E se tutto questo non bastasse c'è un interessante Symposium internazionale "The past is a foreign country..." nel quale dal 28 al 30 agosto si discuterà su cosa ricercatori ed esecutori possano imparare dall'etnomusicologia e dall'antropologia. A questo punto una volta memorizzato il codice cromatico e interiorizzate le fasce orarie si dovrà necessariamente scegliere cosa privilegiare e cosa tralasciare. I dieci concerti vocali dedicati alla polifonia di epoca Tudor? I quattordici di consort strumentali? I sette dedicati al virtuosismo cembalistico? Gli otto dedicati a Purcell? O i dodici della serie "Out of Handel's shadow", destinati a compositori meno noti messi in ombra dal successo del compositore di origine tedesca? E via seguito... Nell'indecisione ci si potrà attardare ascoltando i carillons nel centro della città, un piccolo festival nel Festival, o affidare a Saskia Coolen, che prendendo spunto dal programma di un paio di giornate guiderà un selezionato gruppo di spettatori raccontando, tra un concerto e l'altro, le caratteristiche degli stili musicali tra Medioevo Rinascimento e Barocco.

Fra tanti musicisti di alto livello, come ad esempio l'ensemble Vox Luminis che quest'anno è il gruppo residente, si potrebbero segnalare RossoPorpora Ensemble e Cantar Lontano che nell'ultimo giorno del Festival presenteranno un concerto dedicato al compositore bolognese Alfonso Ferrabosco (1543-1588) che fu al servizio di Elisabetta I. Nella prospettiva rinascimentale italiana il suo nome non compare fra i madrigalisti di rilievo, ed è per questo che è raro poterlo ascoltare, ma nel contesto inglese venne ritenuto un musicista di primordine come testimonia anche l'opinione di Thomas Morley. Nella stessa giornata l'ensemble Gli Angeli Gèneve eseguirà musiche di Thomas Tallis (1505-1585), capostipite dell'epoca d'oro della musica inglese e testimone delle turbolente lotte di potere della dinastia Tudor, e il gruppo sarà poi a sua volta l'ensemble residente nella edizione del 2016 dedicata a La Serenissima.

Paolo Scarnecchia

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