Maggio contemporaneo

Firenze: dal 24 aprile

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L'inaugurazione del 24 aprile è molto celebrativa ed è giusto che sia così, perché Zubin Mehta festeggia sul suo podio fiorentino il suo ottantesimo compleanno con un tutto Beethoven, il Quinto Concerto pianistico con Andras Schiff e la Nona. Ma nel suo complesso ci sembra che il 79° Maggio, se non altro, torni ad essere qualcosa di simile ad un festival con un'identità marcatamente legata a rarità e novità. Come in un passato nemmeno tanto remoto, quando però c'erano delle nutrite e valide stagioni ordinarie per il grande repertorio. A maggio abbiamo anche una decina di concerti (compresi quelli di produzione esterna di Contempoartensemble, Orchestra della Toscana, Orchestra Giovanile Italiana, e Tempo Reale che incentra il suo duplice “Maggio Elettrico” su Bussotti e Castaldi). E qui c'è un autentico pullulare di prime italiane e prime assolute di Lachenmann, Stockhausen, Saariaho, Harvey, Glass, De Pablo, Pousseur, Scelsi (di cui Marco Angius sul podio e Emanuele Arciuli propongono addirittura la prima assoluta di “Rotative”), Campogrande, Sciarrino, Lohse, Cosottini, Manzini mescolati a molto Haydn, Mozart e Brahms nonché ad Albeniz, De Falla, Respighi, Piazzolla, Paert. Ma c'è anche qualche appuntamento popolare, come i “Carmina Burana” che avranno come voci soliste tre dei frequentanti l'Accademia del Maggio, sul podio Kristjan Jarvi, il più giovane della celebre schiatta direttoriale. Sono infatti in buon numero i direttori new entry, per non dire di solisti “nuovi” in realtà universalmente noti, da Francesco Dillon a Emanuele Arciuli. Anche le tre opere sono tutt'altro che scontate: “Iolanta” di Cajkovskij, nella foto, (dal 28 aprile, allestimento del Metropolitan, direttore Michail Jurowski, regia di Mariusz Treliński, protagonista Tatiana Monogarova), la prima assoluta di “Lo specchio magico” di Fabio Vacchi, tenuta a lungo nel limbo e ora data in forma di concerto (7 maggio, direttore John Axelrod, protagonista Roberto Abbondanza), e “Albert Herring” di Benjamin Britten che ritorna a Firenze dopo decenni, l'unico titolo per cui è previsto un nuovo allestimento (dal 21 maggio alla Pergola, direttore Jonathan Webb, regia di Alessandro Talevi, Sam Furness nel ruolo del titolo). Ciò ci fa capire che si stringe ancora la cinghia. Ma non certo per il verosimilmente costoso “extra festival” - così definito - che a giugno e primi di luglio vedrà a Firenze la Filarmonica della Scala, i Wiener, i Berliner e la Filarmonica di San Pietroburgo (rispettivamente, sul podio, Myung-whun Chung, Daniele Gatti, Yannick Nezet-Seguin, Yuri Temirkanov), e, per quel che riguarda la presenza dell'orchestra del Maggio in questo extra, l'atteso concerto di delizie viennesi mozartiano-straussiane con Diana Damrau diretto da Mehta, e sempre con Mehta una Missa Solemnis beethoveniana.

Elisabetta Torselli

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