IBMF 2 : Le performance

Tutti gli spettacoli dell'International Body Music Festival

Recensione
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La settima edizione dell’International Body Music Festival ha scelto di decentrare la proposta di spettacoli collaborando sia con il festival internazionale di Denpasar ad inizio luglio, sia realizzando un tour fra Ubud e alcuni dei villaggi più significativi all’interno della tradizione kecak balinese, compresi Bedulu, Bona e Singapadu, tradizionalmente considerati la culla di quest’arte che trae la sua linfa dalla narrazione del Ramayana indù e in genere coinvolge un centinaio di persone: in cerchio accompagnano, cantano, danzano l’infinita lotta fra le diverse forze che danno forma alla vita, ora risvegliando guerrieri indispensabili al confronto con il campo avversario, ora contenendo gli effetti nefasti delle conflitti, ora accompagnando l’intreccio di passioni e corteggiamenti.

Alcuni gruppi sono stati protagonisti, con coreografie diverse, di più serate. Jep Melendez (Tenerife) ha realizzato diversi estratti da coreografie realizzate per Cambuyon e A manos limpias, sempre in compagnia di Raul Cabrera e con nuovi compagni di strada, impeccabili anche come solisti, dalla danzatrice flamenco Yolanda Gonzalez Sobrado, alle esplorazioni delle melodie e dei poliritmi afrocubani e afrobrasiliani con Tupac Mantilla e Charles Razl.

Il quintetto Bourask (Quebec) guidato da Sylvie Mercier ha incantato per la capacità di coniugare poeticamente gli impasti vocali di JP Loignon e Karine Pion con la danzante bodymusic di Alice Calmtoé-Hubert, Philippe Meunier e della stessa Sylvie Mercier. Sempre dal Québec, energia altrettanto positiva la sprigiona il trio di clown Theatre a Tempo che ha riproposto esilaranti variazioni sulla circense performance già presentata a Istanbul nel 2013. In continuità con il proprio registro vocale e ritmico anche i brasiliani Barbatuques, qui in trio con Charles Razl, Flavia Maia e Heloiza Ribeiro e con la capacità di includere sia Pedro Consorte (ottimo anche come solista o in coppia con Razl), sia l’austriaca Anita Gritsch, collaboratrice anche della loro prossima uscita discografica (con Nana Vasconcelos e Hermeto Pascoal) Ayu. Di segno ben diverso la presenza scenica degli ex-Stomp Molodi, con Jason Nious, Khalid Freeman e Antwan Davis perfettamente sincronizzati in uno steppin’ molto tecnico e di impatto che si sposa soprattutto con il rap.

Infine, ultimo tour per due creazioni di Keith Terry: BodyCak e Corposonic. Quest’ultimo viene da Oakland e ha come slogan “From Voice to Feet, where Sound and Shape Collide”, e sa fondere parti vocali a cappella, singing e beatbox (Bryan Dyer e Steve Hogan) con il vocabolario poliritmico sviluppato da Keith Terry insieme a Evie Ladin, Namita Kapoor e Nuria Bowart. Il sestetto è alla base di BodyCak, un ensemble che comprende anche Barbatuques (Brasile) e Çudamani (Bali), brillante sperimentazione interculturale fra due continenti.



Altrettanto riuscita la fusion fra kecak e bodymusic messa in atto da Komunitas Badan Gila (Crazy Body Community), guidati dai Wayan Sutapa, nati nel 2008 a Sebatu (Bali): una quindicina di artisti che nella vita fanno i contadini, gli imprenditori, gli insegnanti, le guide di musei... e che hanno dato vita ad uno stile che hanno battezzato Angga Suara Murti, a partire da tradizioni balinesi quali tembang, genjek e kecak ed integrando sia tecniche di bodymusic, sia strumenti percussivi di bambù. Per l’occasione è tornato nel gruppo anche il francese Gregoire Gensse (Made Bagus), a lungo membro del gruppo, uno degli artisti “ponte” per la preparazione del “Colossal Kecak” del 12 luglio con oltre cinquecento performer da Singapadu, Cak Bedulu, Cak Bona, KoBaGi, Çudamani, per la direzione di Pak I Wayan Dibia e Keith Terry.

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