A fine agosto una notizia si è propagata alla velocità della luce nei circuiti musicali: annunciava il ritorno di Aphex Twin. Un evento rilevante: vuoi per l'entità del personaggio, vuoi per la risaputa elusività che lo contraddistingue. L'ultimo album edito con quello pseudonimo, Drukqs, risale infatti al 2001, benché suo materiale sia circolato durante il decennio scorso sotto altri appellativi (la serie di ep in vinile chiamata Analord e un disco intestato a The Tuss). Nel frattempo la reputazione dell'artista britannico non ha perso affatto smalto: il peso crescente del suono elettronico negli ascolti di massa, al contrario, l'ha consolidata. Stiamo parlando di colui che anni fa "The Guardian", nominandolo erede di Stockhausen, Cage, Eno e Kraftwerk, ha definito «la figura più inventiva e influente nella musica elettronica contemporanea». Il simbolo, insomma, della cosiddetta «Intelligent Dance Music", classificazione per altro da lui snobbata: «È piuttosto ridicola, un po' come dire: "questo è intelligente e tutto il resto è stupido". La trovo offensiva...». Certo è che Richard David James - in attività già da ragazzino, nei primi anni Ottanta, fra dj set annidati nell'esperienza originaria dei rave e bricolage sonoro su scala domestica, da cui in seguito sarebbe derivato l'album Selected Ambient Works 85-92, riconosciuto immediatamente come un capolavoro - ha fatto scuola, e non solo nell'ambito d'appartenenza. Considerandolo fonte d'ispirazione essenziale nell'elaborazione del classico dei Radiohead Kid A, Thom Yorke disse: «Ha aperto un altro mondo, dove la mia chitarra elettrica del cazzo non conta niente, e l'ho invidiato per questo».
Insieme a un altro componente della band di Oxford, il chitarrista Jonny Greenwood, James è stato fra coloro che hanno partecipato a una celebrazione di Krzysztof Penderecki tre anni fa a Cracovia, rielaborandone le composizioni (a lui è toccata "Threnody for the Victims of Hiroshima"): una delle sue rare apparizioni pubbliche, come il recente dj set nei panni di AFX al festival di Glastonbury. In realtà se ne contano altre, ma in incognito: «Più i posti sono piccoli e meglio è: di solito l'impianto fa schifo, ma suonare protetto dall'anonimato è divertentissimo; se sanno chi sei, ti concedono il beneficio del dubbio ed esultano anche se fai cagare, mentre al contrario non ti puoi permettere errori ed è molto più stimolante». Istintivamente refrattario alla luce dei riflettori, James si è trasferito da tempo - con la compagna russa e i due figli, di otto e sei anni, entrambi già indaffarati con la musica! - in un piccolo borgo scozzese nei pressi di Glasgow. Indizio ulteriore della sua proverbiale misantropia, la stessa che a un certo punto lo spinse a dichiarare, nel corso di un'intervista concessa a "Liberation": «Detesto il mio pubblico!».
Anche se è stata proprio la dedizione dei fan a riaccenderne l'entusiasmo: mesi fa i promotori del forum online We Are The Music Makers hanno avviato sulla piattaforma Kickstarter una raccolta di fondi da cinquantamila dollari per acquistare il rarissimo test pressing di un album inedito attribuito a Caustic Window (uno dei suoi svariati nom de plume) e poterlo così diffondere in rete. Morale: «In qualche modo è stata quella campagna a rimettermi in moto: per quanto io dica di non amare i fan, l'ho trovata toccante e amorevole... Sarà che sto invecchiando, ma la questione è: "Ok, c'è gente là fuori che vuole davvero le mie cose, perché negargliele?"».
E arriviamo così a Syro, uscito a fine settembre, dopo una sapiente campagna di marketing: il logo di Aphex Twin era ricomparso il 16 agosto, impresso su un dirigibile in volo nel cielo di Londra e disegnato con lo spray all'esterno della Radio City Music Hall di New York, mentre il titolo dell'album e quelli - enigmatici, essendo riferiti in genere alle apparecchiature impiegate durante la registrazione - dei brani inclusi sono stati rivelati in un post affidato al torbido sottobosco digitale del "deep web", seguiti dall'immagine di copertina, dove sono elencati i costi di promozione del disco. Strategia culminata negli eventi d'ascolto organizzati - stile lotteria - a Londra, Parigi, New York, Los Angeles, Toronto, Bruxelles e Utrecht, dopo che in rete erano circolati "fake" di Syro per depistare i segugi del download. E siamo solo all'inizio: «Syro rappresenta appena un quinto di quanto ho fatto negli ultimi dieci anni: è un disco dei molti possibili... Ho pianificato alcune cose: come minimo un paio di album e qualche ep: robe un po' più dance, altre sperimentali o rumorose, magari qualche stranezza. Sono praticamente tutte pronte, devo solo masterizzarle». Ci lavora su rintanato nella sua "officina": «Ho cinque studi di registrazione e mezzo: in uno ci sono alcuni robot elettromeccanici e in un altro un organo a canne MIDI, un altro ancora con una configurazione di laptop, dentro una stanza - poi - ho accumulato dischi e quella principale, che attualmente uso più di tutte, è uno spazio enorme col soffitto alto e torri di macchinari tipo i supercomputer degli anni Settanta»...