Sale piene per opere e concerti in Germania?
Un documento dei ricercatori della berlinese Charité dà il via libera a sale di spettacolo senza distanziamento ma il Consiglio di Amministrazione dell’istituzione si dissocia
Se gli spettatori indossano una mascherina, non sarà più necessario il distanziamento nei teatri e nelle sale da concerto che costringe a tenere vuoti la maggior parte dei posti disponibili. Si tratta della conclusione di uno studio pubblicato dall’Istituto per la Medicina Sociale e l’Epidemiologia e dall’Istituto per l’Igiene e la Medicina Ambientale della Charité, la prestigiosa università di medicina della capitale tedesca. Nello scorso mese di maggio, la Charité aveva pubblicato delle linee guida per il distanziamento nelle orchestre molto seguite in Germania e non solo.
Secondo lo studio, le sale potrebbero tornare a essere piene, posto che si disponga di una protezione efficace: “Se si indossa una protezione per naso e bocca, circa il 95% della carica virale viene assorbito. Questo significa che è protetta la persona che la indossa e chi è seduto davanti”, sostiene il professor Stefan Willich, direttore dell'Istituto di Medicina Sociale e l’Epidemiologia della Charité. Mascherina a parte, il comportamento del pubblico gioca un ruolo fondamentale secondo Willich: Il comportamento del pubblico gioca un ruolo centrale: “La cosa speciale dei concerti di musica classica è che il pubblico è normalmente illuminato e molto disciplinato: non si parla durante la performance, ci si siede in silenzio, tutti in fila, non ci si siede uno di fronte all’altro.” Ventilazione e norme igieniche giocherebbero comunque un ruolo chiave: moderni sistemi di ventilazione con filtri speciali che assicurino un corretto ricambio dell’aria, igienizzazione di maniglie, braccioli e corrimano, nonché distanziamento nelle aree di ingresso e nel foyer, niente catering per evitare assembramenti e registrazione dei dati personali al momento dell’acquisto dei biglietti per un eventuale tracciamento dei contatti in caso di positività al virus. Le criticità sarebbero invece relative all’età media degli spettatori, generalmente piuttosto elevata in questo tipo di eventi: “I fattori di rischio per il coronavirus sono l’età avanzata e le malattie croniche che la caratterizzano. Se si appartiene a questo gruppo, si dovrebbe e si deciderà da soli se assumersi tali rischi”, secondo Willich.
Se lo studio ha fatto ben sperare, una doccia fredda arriva dal Consiglio di amministrazione dell’ospedale, che ha preso le distanze da raccomandazioni e conclusioni dello studio. Tale documento, infatti, non rifletterebbe le posizioni ufficiali della prestigiosa istituzione berlinese trattandosi di una semplice “base per ulteriori discussioni critiche all’interno della nostra strategia sperimentale”.
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