Rossini torna alla Scala
Milano: una mostra curata da Pier Luigi Pizzi
Per la mostra al Museo della Scala dedicata a Gioachino Rossini nel centocinquantesimo della morte, Pier Lugi Pizzi ha coinvolto tutte le sale sfruttanto al meglio i quadri esistenti e gli oggetti legati al compositore, ma disponendo qua e là anche manichini coi costumi delle messe in scena al Piermarini o durante la trasferta all'Arcimboldi. E proprio di quest'ultimo teatro sono i fantasmi bianchi di Moïse et Pharaon, con la regia di Luca Ronconi, che colgono di sorpresa all'entrata. Mentre la Sala dell'Esedra si anima di "presenze" evocative attorno al pianoforte di Liszt, sotto il ritratto di Giuditta Pasta che regge lo spartito di "Di Tanti palpiti" dal Tancredi a cui corrisponde in una teca il manoscritto aperto proprio in quel punto. C'è anche uno spiritoso originale del pesarese, uno scherzo musicale composto sull'Attila "Sans la permission de Verdi" (scaramantico, visto che l'opera inaugurerà la stagione 2018-19). L'elenco dei personaggi celebrati è troppo lungo per essere citato, c'è l'abito di Fiorilla indossato da Maria Callas per Il Turco in Italia come quello di Isabella portato da Giulietta Simionato per L'Italiana in Algeri, ma tutti collegati fra loro da esaustive didascalie su ampi pannelli. Salite le scale che portano al museo vero e proprio, ci si ferma davanti a un video antologico di allestimenti storici che funziona come una sorta di guida all'ascolto per poi inoltrarci in una carellata completa del repertorio rossiniano alla Scala, coi bozzetti delle scene ingranditi a dovere, a firma di Alessandro Sanquirico, Nicola Benois, ecc. Una sezione a parte è dedicata a Jean-Pierre Ponnelle, con l'originario modellino rotante del suo Barbiere di Siviglia, che ebbe Teresa Berganza nei panni di Rosina. Accanto a questi reperti storici c'è anche un utile display interattivo dedicato alle autocitazioni, delle quali era maestro Rossini, messe a confronto da un tassello rosso che le segue sugli spartiti durante esecuzione, dove le note coincidono, ma non le parole del libretto. Infine, nella saletta del bookshop, il percorso si conclude con una curiosa antologia di filmati ispirati alla musica di Rossini, da Walter Matthau che bofonchia "Figaro qua, Figaro là", ai cartoni animati dei Simpson, alla vecchia sigla notturna delle trasmissioni Raitv col finale del Guglielmo Tell. Va infine segnalata la nuova illuminazione del Museo della Scala, progettata da Marco Filibeck, responsabile delle luci del teatro, che fa risaltare in modo discreto quadri e sculture che solitamente si notano poco. Tra questi per esempio il bel ritratto di Rossini dipinto da Vincenzo Camuccini, dove il giovane compositore non ha affatto l'aria affabile della famosa foto di Nadar o della litografia agiografica dove compare al pianoforte circondato dai suoi personaggi.
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