Presentato tra le polemiche il Festival Verdi 2022

Il 22 settembre La forza del destino inaugura la XXII edizione del festival che propone tre opere in forma scenica, di cui due nuovi allestimenti. Proteste del coro per l’esclusione dalla “prima”

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"La forza del destino" (bozzetto di scena, atto II, Yannis Kokkos)
"La forza del destino" (bozzetto di scena, atto II, Yannis Kokkos)

Accompagnata da una scia di polemiche, peraltro ampiamente annunciate, è stata presentata la XXII edizione del Festival Verdi di Parma, che si svolgerà dal 22 settembre al 16 ottobre 2022.

Prima la musica: il programma si presenta segnato da un filo rosso colorato di spagna, che lega i tre titoli principali che attingono tutti da fonti letterarie iberiche, partendo da La forza del destino, dal dramma Don Álvaro o La fuerza del sino di Ángel Perez de Saavedra, che inaugura il Festival nel nuovo allestimento di Yannis Kokkos con la direzione di Roberto Abbado, Direttore Musicale del Festival Verdi che dirige la partitura dell’opera nella versione di Milano 1869 nell’edizione critica a cura di Philip Gossett e William Holmes.

Roberto Abbado, Direttore Musicale del Festival Verdi (foto Miro Zagnoli)
Roberto Abbado, Direttore Musicale del Festival Verdi (foto Miro Zagnoli)

Come secondo titolo troviamo Il trovatore, dal dramma El Trovador di Antonio Garcìa Gutiérrez, in scena al Teatro Girolamo Magnani di Fidenza nell’allestimento ideato da Elisabetta Courir per il Festival Verdi 2016, con la direzione di Sebastiano Rolli nell’adattamento della partitura per piccola orchestra di Enrico Minaglia condotto sull’edizione critica a cura di David Lawton.

Terzo titolo e secondo nuovo allestimento è Simon Boccanegra, dal dramma Simón Bocanegra di Antonio García Gutiérrez, nella lettura registica di Valentina Carrasco con Riccardo Frizza che dirigerà la prima versione di Venezia del 1857 in un’edizione che per la prima volta integra i documenti autografi conservati a Sant’Agata divenuti disponibili agli studiosi solo recentemente.

Una programmazione, quindi, che offre una panoramica sul periodo centrale della produzione di Giuseppe Verdi e che sconfina nella piena maturità con Messa da Requiem, che quest’anno sarà eseguita con la direzione di Michele Mariotti nell’edizione critica a cura di David Rosen, e con i Quattro pezzi sacri, che vedono sul podio Daniele Gatti. Rosa Feola e Sergio Vitale saranno protagonisti del Gala Verdiano che celebra il 209° compleanno di Giuseppe Verdi.

Completano il cartellone iniziative quali, tra le altre, il gala benefico Fuoco di Gioia a cura del Gruppo Appassionati Verdiani “Club dei 27”, e AroundVerdi, che vedrà sul palcoscenico del Regio parmigiano Lella Costa nello spettacolo Giovanna: la pulzella, la fanciulla, l’allodola, proposto in prima assoluta su commissione del Festival Verdi e realizzato da Società dei Concerti di Parma.

Tra i protagonisti del XXII Festival Verdi, realizzato con i partner istituzionali La Toscanini e Fondazione Teatro Comunale di Bologna, figurano artisti quali Varduhi Abrahamyan, Amartuvshin Enkhbat, Devid Cecconi, Silvia Dalla Benetta, Roberto de Candia, Gregory Kunde, Roberta Mantegna, Marko Mimica, Anna Pirozzi, Piero Pretti, Marina Rebeka, Fabio Sartori, Vladimir Stoyanov, Annalisa Stroppa, Angelo Villari, Riccardo Zanellato, ai quali si aggiungono i complessi della Filarmonica Arturo Toscanini, del Coro del Teatro Regio di Parma preparato da Martino Faggiani, dell’Orchestra e del Coro del Maggio Musicale Fiorentino, dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai e dell’Orchestra e Coro del Teatro Comunale di Bologna.

Anna Maria Meo, Direttore generale Teatro Regio di Parma (foto Roberto Serra)
Anna Maria Meo, Direttore generale Teatro Regio di Parma (foto Roberto Serra)

Venendo alla cronaca, è proprio in merito alla collaborazione con il Comunale di Bologna – i cui organici di orchestra e coro sono coinvolti nel titolo di apertura del festival – che si sono concentrate le polemiche, coltivate ormai da qualche tempo sulla stampa locale e scoppiate durante la presentazione del festival, avvenuta nel pomeriggio di ieri, lunedì 7 febbraio, con i soci della cooperativa artisti del Coro di Parma che hanno contestato il sindaco Federico Pizzarotti, presidente della Fondazione Teatro Regio, e il direttore generale e artistico del Regio Anna Maria Meo. Al di là del mancato coinvolgimento del coro del Regio nell’esecuzione de La forza del destino e nonostante le rassicurazioni del primo cittadino sul fatto che non ci sono – come da più parti paventato – progetti di fusione con lo stesso Comunale di Bologna, il coro teme comunque una riduzione del proprio impegno.

Sempre per la cronaca, occorre registrare il fatto che Parma si appresta a scegliere un nuovo sindaco – Pizzarotti è infatti alla fine del suo secondo mandato – in occasione delle elezioni che si terranno nella prossima primavera. In questa prospettiva, le proteste e le contestazioni che da qualche mese si stanno manifestando sia con originali interrogazioni parlamentari sia a livello locale hanno più il sapore di manovre di posizionamento – o riposizionamento – politico, rispetto a reali argomentazioni nel merito delle scelte di programmazione artistica.

In ogni caso osserveremo gli sviluppi di una storia che, come nelle trame più prevedibili, tende a ripetersi con qualche variazione sul tema della strumentalizzazione degli asset culturali da parte della politica: dieci anni fa, infatti, lo stesso Pizzarotti appena eletto al suo primo mandato aveva messo mano, tra l’altro, proprio alla gestione del teatro, a quel tempo segnato da circa 5 milioni di debiti, specchio emblematico di una città che aveva da poco superato il commissariamento retto prima da Anna Maria Cancellieri e poi da Mario Ciclosi. Mutatis mutandis...

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