Paisiello in mostra a Napoli
Al Memus bozzetti e figurini
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Non c'è niente di più bello di una ricerca di identità che, anziché indebolirsi, si rafforza col passare del tempo. A 65 anni dalla ripresa di quel Barbiere di Siviglia al Teatro di Corte, e a 200 anni dalla morte, il Teatro di San Carlo di Napoli allestisce nel proprio spazio museale (MEMUS) una mostra intorno a Giovanni Paisiello (1740-1816), manifestando un rapporto più solido che mai con un parte della propria storia musicale, che è la storia della musica del diciottesimo secolo in Europa - e lo diciamo in senso letterale, senza enfasi. È, questo attaccamento fiero, di radici antiche.
Tuttavia l'attrazione maggiore, sia per il pubblico sia per i critici è l'ancora controversa definizione di "scuola napoletana" e le speculazioni sull'accostamento Paisiello-Mozart. Questo è il cuore del dibattito che guida quella ricerca sopra detta. La mostra, a cura di Francesca Zardini, Nicola Rubertelli e Giusi Giustino, narra la storia degli allestimenti novecenteschi delle opere di Paisiello tra i quali: Il Divertimento de' Numi (1996), L'Idolo Cinese (1992),L'Osteria di Marechiaro (2011) con le regie di R. De Simone - si ammirano bozzetti, figurini (pezzi più pregiati di una valida collezione), scene e costumi. Da segnalare un'affascinante litografia del ritratto del compositore (1825), per concessione di Gennaro Stroppolatini. L'insieme è gioia per i sensi e per l'intelletto.
La mostra trasmette un messaggio che coinvolgerebbe dunque non solo il sistema della musicologia, i più recenti studi su Paisiello - Mattei (2009, 2014), Del Donna (2012), ed il teatro in sé, come scrigno di passioni e contenitore di cultura, ma anche e sopratutto la memoria collettiva intesa alla Halbwachs, come mediatrice tra l'individuo e la società. Ossia l'atto cognitivo individuale, di napoletani come Sergio Ragni, Paolo Isotta, Enrico Tellini, Roberto De Simone e dei tanti presenti all'inaugurazione che ricordavano le opere di Paisiello viste in scena al San Carlo ed al Teatro di Corte, che forma la memoria di tutti. Si volta pagina compatti? Crediamo di si. Da sabato questa mostra è già loci memoriae.
Salvatore Morra
Salvatore Morra
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