L’Opéra national du Rhin si apre al mondo
La prima stagione della tedesca Eva Kleinitz a Strasburgo
Un’opera vocazionalmente europea ancora più aperta al mondo. Si insiste molto sulla vocazione europea e sul legame naturale con la vicina Germania nella conferenza stampa di presentazione della nuova stagione dell’Opéra national du Rhin, la prima guidata dalla tedesca Eva Kleinitz (nella foto), che succede al belga Marc Clémeur alla direzione generale dell’organismo lirico della regione alsaziana. Messaggio fortemente europeista di Alain Fontanel, vicesindaco di Strasburgo e delegato alla cultura, che insiste molto sul ruolo fondamentale di inclusione sociale che può e deve svolgere la cultura per un mondo con meno problemi e rivendica con un certo orgoglio alsaziano la nomina della Kleinitz ma anche di un’altra tedesca, Barbara Engelhardt, alla guida del Maillon, la scena destinata a una programmazione più sperimentale del capoluogo alsaziano.
Sull’internazionalità della programmazione per la prossima stagione insiste molto la neo-direttrice Eva Kleinitz, in arrivo dall’Opera di Stoccarda, dove resterà responsabile della programmazione fino alla prossima stagione. Una programmazione che abbraccia un periodo ampio dal barocco al contemporaneo, molto presente, che segnerà l’apertura della stagione il 22 settembre con la nuova opera di Philippe Manoury Kein Licht, su un testo del Nobel Elfride Jelinek, in coproduzione con la Ruhrtriennale, dove l’opera debutta il 25 agosto, e la parigina Opéra Comique. La direzione musicale sarà assicurata da Julien Leroy e la regia da Nicolas Stemann.
Da ottobre ritorno al classico con una nuova produzione di Le nozze di Figaro con la direzione di Philippe Davin e la regia di Ludovic Lagarde (prima il 20 ottobre), seguita da Francesca da Rimini di Zandonai in un allestimento di Nicola Raab, la direzione di Giuliano Carella e Alexia Voulgaridou, Marcelo Puente e Marco Vratogna protagonisti (prima l’8 dicembre). Dall’Opera di Zurigo arriva la produzione del Werther di Massenet firmata da Tatjana Gürbaca, che a Strasburgo avrà la direzione di Ariane Matiakh e Eric Cutler come protagonista (prima il 9 febbraio).
In marzo la scena strasburghese accoglierà una nuova produzione di Le pavillon d’or di Toshiro Mayuzumi dal romanzo di Yukio Mishima che abrà la direzione musicale di Paul Daniel e la regia di Amon Miyamoto. L’opera di Mayuzumi verrà prodotta nell’ambito di ArsMundo, un nuovo festival multidisciplinare dedicato in ogni stagione a un paese, che nel 2018 sarà il Giappone, e il cui programma completo verrà comunicato nel prossimo gennaio. A seguire, il trittico Mahagonny Songspiel, Pierrot Lunaire e Les sept pechés capitaux con la direzione di Roland Kluttig e la regia di David Pountney (prima il 20 maggio) e a chiusura di stagione dal 16 giugno l’Eugenio Onegin di Čajkovskij con la direzione di Marko Letonja e la regia di Frederic Wake-Walker con Bogdan Baciu, Liparit Avetisyan e Ekaterina Morozova fra i protagonisti (oltre al ritorno di Marjana Lipovsek come nutrice).
Per un teatro che vanta una percentuale molto elevata di giovani e giovanissimi fra i frequentatori, imprescindibile l’impegno nei confronti del pubblico di domani ribadito dalla neodirettrice. In cartellone molte iniziative a sfondo pedagogico e due produzioni di teatro musicale: Mouton, un collage di lavori di Purcell, Händel e Monteverdi prodotto dalla Junge Oper di Stoccarda (in dicembre a Colmar e gennaio a Strasburgo), e Sindbad – A Journey Through Living Flames di Howard Moody in una nuova produzione di Sébastien Dutrieux (in aprile).
Completano il cartellone una serie di recital lirici, con Marie-Nicole Lemieux, Marc Padmore e Georg Nigl fra gli altri, e quattro (una è per il pubblico giovane) produzioni del Ballet de l’Opéra national du Rhin, che da quest’anno ha un nuovo direttore nella figura di Bruno Bouché.
(S.N.)
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