La Philadelphia Orchestra ce la fa

Finita l'amministrazione controllata

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Il 31 luglio la Philadelphia Orchestra è ufficialmente uscita dallo stato di amministrazione controllata cui si era sottoposta dopo che nell'aprile 2011 aveva dichiarato lo stato fallimentare, per la prima volta nella storia recente delle grandi orchestre americane. Nel corso di oltre quindici mesi, forse i più difficili nella lunga vita dell'orchestra, alcuni dei musicisti hanno abbandonato il complesso per posizioni più sicure, è stato stipulato un nuovo contratto di lavoro che ha ridotto i salari di circa il venti per cento, è stato rinegoziato l'affitto della sala al Kimmel Center ma soprattutto è stato possibile effettuare il trasferimento dell'accordo previdenziale dal fondo pensione nazionale per musicisti (American Federation of Musicians and Employer's Fund) all'agenzia federale, dopo un negoziato costato 1.75 milioni di dollari. Il complesso ha anche raggiunto un accordo di fusione i Philly Pops, il gruppo guidato da Peter Nero che da trent'anni propone al Kimmel Center una stagione orchestrale improntata sulla commistione di jazz, swing, blues e musical. Il nuovo assetto, a fronte di un costo di circa 10 milioni di dollari sostenuto per coprire le spese legali e amministrative, permetterà all'orchestra di risparmiare circa 6 milioni di dollari l'anno e si avvia verso il difficile compito di raccogliere la gigantesca somma di 160 milioni di dollari nei prossimi anni per ricostituire il proprio patrimonio. «Siamo molto contenti di come ne stiamo uscendo» aveva dichiarato lo scorso maggio Richard B. Woreley, capo del consiglio di amministrazione. «Abbiamo ancora un'enorme mole di lavoro da fare: ricostruire il nostro pubblico e riaccendere l'entusiasmo della nostra comunità verso l'Orchestra di Philadelphia... Ma credo che saremo in grado di convincere la gente a sostenerci economicamente adesso che il nostro bilancio è pulito». Nel corso di un ventennio, fra il 1989 e il 2009, il pubblico dell'orchestra era sceso di circa il 41 per cento, da 255.000 a 150.000 presenze.
Alessandro Roveri

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