Addio a Giancarlo Cardini

Pianista, compositore, animatore e organizzatore musicale, Cardini si è spento nella sua Versilia

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 Giancarlo Cardini (foto Alberto Moretti - albertomoretti.it)
Giancarlo Cardini (foto Alberto Moretti - albertomoretti.it)

Si è spento stanotte in Versilia, dove si era ritirato da qualche anno in seguito all’insorgere di importanti problemi di salute, Giancarlo Cardini, pianista, compositore, animatore e organizzatore musicale, figura di primo piano nella musica colta contemporanea italiana. Nato proprio in Versilia, a Querceta, nel 1940, si era trasferito a Firenze per gli studi musicali; sarebbe poi diventato docente di pianoforte al Conservatorio “Cherubini” formando allievi di rilievo, fra cui ricordiamo almeno Emanuele Torquati. A Firenze era presto diventato una figura di punta nel ricco panorama musicale annoverante figure come Silvano Bussotti, Giuseppe Chiari, Daniele Lombardi, Albert Mayr, Pietro Grossi, condividendone le aperture, le ricerche e gli incroci con altre forme espressive.

Giancarlo Cardini aveva un gusto tutto suo, evidente in ogni sua esibizione, una vivace, personalissima e un po’ ironica vocazione al concerto come performance, peraltro garbata e quasi straniata, come “microteatro”, il che lo ha portato fin dagli inizi dell’attività compositiva-performativa a ideare lavori con il pianoforte o no, e oggetti, azioni, voci, proiezioni, strumenti non conformi, rumori, elaborazioni varie. Per avere un’idea di questo suo talento basta rivedersi la sua interpretazione  durante il concerto in morte di Demetrio Stratos di un pezzo a lui dedicato da Paolo Castaldi, Cardini, solfeggio parlante, esilarante fantasia da teatro dell’assurdo su un solfeggio della mitica raccolta del Pozzoli.

Il suo catalogo si apre infatti con il microteatro di Neo-Haiku Suite (1971) per pianoforte muto, fiori, luci, oggetti e due esecutori, e in questo mondo di microteatro citiamo almeno Il Castello Insonne, e La stanza degli incanti. Da questa vocazione si sviluppò in Cardini anche il filone delle musiche nate per o dagli spettacoli dei Magazzini (Federico Tiezzi, Sandro Lombardi, Marion D’Amburgo), fra cui citiamo almeno Medeamaterial, Erodiàs, Cleopatràs, e altre occasioni teatrali.

Dedicata alla voce di Sandro Lombardi è anche O quieta e dolce mattina d’ottobre, su testo di Robert Frost, per voce recitante, pianoforte e percussioni, una pagina che rappresenta un altro dei fili conduttori del suo catalogo, la  passione per la poesia in generale e per alcune forme che gli stavano particolarmente a cuore, come gli Haiku giapponesi. Ma al centro della sua produzione, veramente molto ricca e capace di toccare e rivisitare forme, generi e formazioni,  c’è comunque il pianoforte, e il modo tutto particolare di Cardini di creare sul pianoforte segni precisi, sottili ma anche pienamente risonanti, spesso alludenti alla natura, o a cose delicate e silenti.

A partire dagli anni Novanta e da una sua personale polemica contro il disvalore attribuito dall’accademia alla musica “leggera” in tutte le possibili accezioni, si è poi sviluppato in Cardini un grande impulso di riappropriazione sul suo pianoforte, in forma di restituzione pianistica, delle  canzoni, la canzone italiana in primis a partire dal cantautorato, Bindi, Tenco, Paoli, Modugno (ricordiamo, avendola ascoltata in un suo concerto per Fabbrica Europa, una versione deliziosa della Donna riccia) e molti altri, ma anche la canzone americana e brasiliana (Jobim, Veloso).

Giancarlo Cardini era stato nel 1980 fra i fondatori del G.A.M.O., Gruppo Aperto Musica Oggi, che dedicava e dedica ancora oggi le sue stagioni alla musica contemporanea, e che Cardini ha continuato a seguire con affetto finché la salute gli ha consentito di farlo, producendo negli anni un gran numero di esecuzioni di autori finora sconosciuti al pubblico fiorentino o addirittura italiano, come Ferneyhough e Hosokawa, oltre ai maggiori italiani. In questo contesto non si può non citare il rapporto privilegiato di Cardini con John Cage, di cui condivideva alcuni tratti della poetica musicale, una relazione di amicizia che ebbe un autentico clou in un indimenticabile concerto del giugno del 1992, alla presenza di Cage, con le esecuzioni di Francesca Della Monica, soprano, Giancarlo Cardini e Daniele Lombardi ai pianoforti, Roberto Fabbriciani, flauto, Stefano Scodanibbio, contrabbasso.

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