I ricordi di cellofan di David Lynch
Il regista statunitense "dirige" Chrystabell in un disco architettato come un film
Benché David Lynch non realizzi film dal 2006 e in regia si sia espresso l’ultima volta nella serie televisiva Twin Peaks: The Return (2017), il culto che lo circonda rimane intatto e a rinfocolarlo basta dunque la nuova sortita discografica, successiva a quelle – in verità non memorabili – intestate a suo nome, da BlueBOB (2001) a The Big Dream (2013).
Ne è dimostrazione il servizio di copertina sul numero più recente del mensile “The Wire”, dedicato appunto a Cellophane Memories, opera nella quale sfocia la partnership con la texana Chrystabell.
La scintilla fra i due scoccò al primo incontro, nel 1998: “È una meravigliosa creatura aliena”, dichiarò lui, che in un’intervista al “Los Angeles Times” l’ha paragonata alcune settimane fa a “una mantide religiosa”, fotografandone l’allure da femme fatale.
Inizialmente la coinvolse in un brano della colonna sonora di Inland Empire, quindi compose e produsse il materiale dell’album This Train (2011) e dell’Ep Somewhere in the Nowhere (2016), arruolandola infine nel cast del terzo atto di Twin Peaks per farle indossare i panni dell’agente speciale Tamara Preston.
Spiegava lei, che lo considera “un mentore, non solo in senso artistico ma esistenziale”, a proposito dell’osmosi fra loro: “C’è una vibrazione armonica e compatibile, qualcosa d’invisibile che continua a tenerci insieme”. Fonte d’ispirazione per questa raccolta di “ricordi di cellofan” è stata una visione suscitata in Lynch da una passeggiata notturna in un bosco, di cui si trova traccia in “So Much Love”: “Quanto amore scorreva fra gli alberi”, canta Chrystabell immersa in vaporose sonorità ambient.
Qui e altrove – ad esempio nell’ectoplasmatico “With Small Animals” e in “Dance of Light”, fra artificio elettronico e idillio naturalistico: “La rosa rossa rinfrescata dalla rugiada mattutina, i colori sembrano attorcigliarsi ruotando con grazia in una danza di luce e appaiono arcobaleni che brillano in trasparenza” – la voce viene moltiplicata, mentre in altri casi è riprodotta al contrario.
Accade in particolare durante “You Know the Rest”, esercizio di romanticismo decadente imbastito sul riverbero twang della chitarra (“Sono andata a prendere il fuoristrada da Sam, vicino alla staccionata rossa, stava lì con quello sguardo, non lo vedevo da un po’, forse due mesi, fu allora che cominciò a piovere e lui mi disse: ‘Entra’. In piedi là dentro ci siamo spogliati. Il resto lo sapete...”), e in “Reflection in a Blade”, anch’esso cinematografico nell’impianto narrativo da incubo nottambulo (“Si accovacciò dietro il tavolo, nel riflesso poteva vedere una figura muoversi, arrivò un fascio di luce e capì che l’oscurità non l’avrebbe nascosta a lungo, prese un respiro e corse più veloce che poteva verso il retro della casa, la luce della torcia elettrica danzava come una lama di coltello”).
I personaggi ritratti nel disco hanno consistenza spettrale, tipo gli amanti che si baciano al “chiaro di luna” in una “notte magica” (“Two Lovers Kiss”) o l’affranta protagonista nel blues spiritato di “The Answers to the Questions”: “Lei pensava che avessero un legame incrollabile, ma era troppo bello per essere vero, così affondò nella disperazione di un sogno tenebroso”.
Nel gioco delle atmosfere riecheggiano in certi momenti i trascorsi di Lynch con Julee Cruise, chanteuse prediletta ai tempi di Blue Velvet e del Twin Peaks originario, scomparsa nel 2022, quando se ne andò pure Angelo Badalamenti, fiduciario musicale del regista, del quale si perpetua nell’occasione il magistero orchestrale in un paio di episodi: anzitutto nel brumoso pathos dell’iniziale “She Knew”, noir venato di malinconia: “Aveva nuotato e consumato il pranzo che si era portata da casa, poi fu ritrovata nel fiume”.
La sensazione di mistero generata dalla messinscena fiabesca ed esoterica si dirada all’epilogo, in “Sublime Eternal Love”, dove si ascolta Chrystabell cantare trasognata su un bordone impalpabile: “Il rumore divenne musica e le note avevano sentimento, un sentimento d’amore, un amore sublime, un amore eterno e sublime”.
Alberto Campo