Polifonia Intermediale, l’installazione che abiterà il Teatro Farnese di Parma dal prossimo 23 dicembre fino al 9 gennaio 2022 si annuncia come una sorta di ponte ideale capace di accompagnarci nel nuovo anno attraverso uno sguardo rivolto alla complessità dell’oggi. Un panorama odierno osservato attraverso una specie di caleidoscopio di linguaggi espressivi, una lettura creativa corale che vuole raccontare il presente in maniera trasversale ed emozionale al tempo stesso.
Un luogo carico di storia com’è appunto il teatro Farnese sarà quindi il contenitore di un “luogo altro”, complesso e temporaneo come lo scorrere del tempo presente, un’installazione il cui multiforme apparato è stato ideato nell’ambito delle iniziative di Parma Capitale Italiana della Cultura 2020+2021 da Martino Traversa, compositore, fondatore e direttore artistico della rassegna Traiettorie, vale a dire una delle più longeve manifestazioni che rivolgono un’attenzione particolare alla musica contemporanea.
Proprio in vista dell’allestimento di questa installazione, abbiamo incontrato lo stesso Traversa per fare quattro chiacchiere su questa nuova iniziativa.
Partiamo dall’inizio: com’è nata l’idea di Polifonia Intermediale?
«Si è trattato di un progetto accolto fin da subito nell’ambito del dossier relativo alla candidatura di Parma Capitale Italiana della Cultura 2020. Naturalmente nel corso del tempo il progetto originario ha subìto diverse mutazioni, rimanendo però fedele all’idea di fondo, vale a dire proporre una riflessione sul mondo attuale, nelle sue diverse problematiche e sfaccettature. Uno dei momenti più complessi, nella genesi e nello sviluppo di questo progetto, è stato sicuramente il periodo di incertezza legato all’avvento prima e al protrarsi dopo della pandemia».
Come si presenterà ai visitatori dunque l’installazione allestita al teatro Farnese?
«L’impianto di fondo è costituito da dodici grandi vele costruite ad hoc per questo progetto, pensate come totem simbolici e cangianti, dodici punti al tempo stesso di riferimento e di rifrazione disseminati nello spazio di questo bellissimo teatro. Elementi fisici che rappresentano concretamente uno dei livelli di stratificazione espressiva che trova nel numero dodici un elemento assieme combinatorio e strutturale dell’intera installazione. Su queste grandi vele appositamente realizzate, infatti, verranno proiettate dodici parole riferite a principî fondamentali del vivere insieme, espresse in lingue diverse e rappresentative delle principali aree culturali del pianeta, con l’interazione di immagini del grande fotografo Paolo Pellegrin e di una composizione multicanale distribuita nello spazio del teatro e diffusa con un complesso sistema di spazializzazione, anch’essa realizzata per la prima volta appositamente per questo progetto. Si tratta di una vera e propria opera musicale composta da una pluralità di voci, suoni naturali, parole recitate e frammenti di canti gregoriani e così via».
Un progetto complesso, che pare andare oltre il concetto ormai acquisito di multimedialità…
«Si, è vero. Abbiamo infatti pensato all’uso dei diversi media andando in una direzione più complessa rispetto alla coabitazione di strumenti diversi. In questo caso, ogni linguaggio e ogni mezzo espressivo si integra profondamente l’uno con l’altro, generando un amalgama di suoni e immagini che si fondono e confondono con gli oggetti – le vele – sui quali si rifrangono e lo spazio stesso che li accoglie».
Oltre ai linguaggi ci sono i contenuti…
«Il tema al centro di questa sorta di lettura composita del presente parte da una consapevolezza: le espressioni del sapere, le conquiste intellettuali e il patrimonio di esperienze cognitive maturate in oltre tremila anni dalle civiltà non possono chiamarsi fuori dalle questioni etiche più urgenti del nostro tempo, né limitarsi a un ruolo di valutazione o di dibattito, ma hanno il dovere di prendere nettamente posizione per richiamare alla consapevolezza e al rinnovamento dei fondamenti umanistici. Da questo presupposto deriva la valenza simbolica di questa installazione capace di condurci ad un confronto fra passato e presente, distruzione e rinascita, che si rivela oggi più che mai significativo. In altre parole, l’idea è quella di proporre un’installazione che punta proprio a far sentire lo spettatore fisicamente avviluppato dalle problematiche più stringenti di oggi e acuirne la percezione. Non però con una pretesa educativa o morale. Non vogliamo incombere sulle coscienze ma, al contrario, coltiviamo la volontà di corroborare proprio quelle facoltà profondamente umane nutrite di osservazione, analisi e riflessione e che fanno perno sul linguaggio e sulla dimensione musicale, perciò sulla capacità dei singoli di comprendere liberamente la realtà».
Quindi non c’è intento, per così dire, banalmente pedagogico?
«Tutt’altro. Quello che vogliamo fare è trasformare il teatro Farnese per alcuni giorni in un luogo capace di offrire un’esperienza di ascolto singolare, abitato da un’irradiazione unica di energie e sensazioni salutari. Uno spazio immersivo che divenga, allo stesso tempo, grande metafora di un presente caotico, intricato da morali spesso troppo relative che spingono molto spesso a reprimere quegli impulsi di empatia, inclusione e comprensione dell’altro e della realtà naturale che sono alla base della convivenza civile».
Un lavoro complesso e plurale…
«Certamente. Oltre al mio contributo che riguarda l’ideazione generale e la composizione delle musiche, Polifonia Intermediale è realizzata grazie al progetto architettonico di Michele Moreno, al coordinamento tecnico di Stefano Cantadori, alle videoproiezioni curate da Marco Bonilauri, al sound design di Federico Bianchi, all’ingegneria del suono di Luca Travaglini, allo sviluppo software a cura di Josè Miguel Fernandez, al light design di Maurizio Agrelli. Le parti cantate sono affidate alle voci di Federica Cassati, Marcelo Marchetti, Sergio Martella e Giulia Zaniboni. Le voci recitanti, invece, sono di Olga Bogushevich, Ramzi Bouraoui, Laura Cleri, Yaron Deutsch, Andreas Fischer, Josè Miguel Fernandez, Singh Jatinder, Manafing Oumarou Kone, Maurizio Olivieri, Claudia Ricci, Francesca Reiko Sanada, Massimiliano Sbarsi, Yukun You. Le magnifiche fotografie, infine, sono di Paolo Pellegrin».
Uno sforzo produttivo notevole, quindi. Peccato che rimanga a disposizione del pubblico per un periodo relativamente breve…
«In effetti si tratta di un impegno di particolare rilevanza, per un’iniziativa realizzata da Fondazione Prometeo in collaborazione con il Complesso Monumentale della Pilotta e con il contributo di Comune di Parma, Comitato per Parma 2020 e Unione Parmense degli Industriali. Il periodo di apertura al pubblico di questa installazione è il massimo che siamo riusciti ad ottenere, viste le circostanze. Posso dire, comunque, che il progetto sta raccogliendo l’interesse anche di diverse realtà nazionali ed internazionali, ma ora è comunque prematuro parlarne. Un passo alla volta: ora è importate offrire al pubblico questa straordinaria esperienza nella magnifica cornice del teatro Farnese di Parma».
Polifonia Intermediale sarà visitabile al teatro Farnese di Parma dal 23 dicembre 2021 al 9 gennaio 2022 (inaugurazione: 23 dicembre alle ore 17; dal martedì alla domenica: orario 10.30-18.30; chiusure: il lunedì, il 25 dicembre e il 1° gennaio). Per informazioni: info@fondazioneprometeo.org, www.fondazioneprometeo.org.