Nick Cave
La morte di Bunny Munro
Milano, Canguri Feltrinelli 2009, 261 pp. € 16,50
Bunny Munro è un commesso viaggiatore erotomane, ossessionato dalla vagina di Avril Lavigne e da Kylie Minogue (ad entrambe vanno le scuse dell'autore, in coda al libro), e in costante lotta con il proprio invecchiamento. Bunny gira il sud dell'Inghilterra su una scassata Punto gialla, vendendo creme di bellezza a donne deluse e sole. Al suicidio della moglie, ultimo atto di un matrimonio d'amore crollato per il suo priapismo, Bunny parte per il suo ultimo viaggio insieme al figlio, Bunny Junior, in una lenta catabasi sessual-picaresca verso l'atteso finale.
Il secondo romanzo di Nick Cave, vent'anni dopo il cult book And the Ass Saw the Angel (E l'asina vide l'angelo, Mondadori) è un'opera matura, e - a dispetto di una costruzione romanzesca da "professionista" della scrittura - è difficilmente scindibile sia dal personaggio Cave (che spesso si specchia in Bunny), sia dall'artista in tutte le sue espressioni. Per farsene un'idea, basta guardare i reading sonorizzati che lo stesso autore ne ha dato, in un minitour europeo e sul sito dedicato: thedeathofbunnymunro.com.
La scrittura da un lato guarda alla tradizione americana più recente, post-Bukowsky. Affiora anche tematicamente il Palahniuk di Soffocare, e le lunghe sezioni affidate allo sguardo del bambino, con il suo indiscusso e tenero amore per un padre "cattivo", rimandano a Ingannevole è il cuore più di ogni cosa di JT LeRoy. L'altro modello è "interno", sono - naturalmente - le canzoni dello stesso Cave: l'iperrealismo è così filtrato attraverso uno humour tutto inglese, e un uso del simbolo profondamente romantico, mistico, con punte cinematografiche di alto livello (come il congedo quasi felliniano di Bunny, nel finale).
La morte di Bunny Munro
Milano, Canguri Feltrinelli 2009, 261 pp. € 16,50
Bunny Munro è un commesso viaggiatore erotomane, ossessionato dalla vagina di Avril Lavigne e da Kylie Minogue (ad entrambe vanno le scuse dell'autore, in coda al libro), e in costante lotta con il proprio invecchiamento. Bunny gira il sud dell'Inghilterra su una scassata Punto gialla, vendendo creme di bellezza a donne deluse e sole. Al suicidio della moglie, ultimo atto di un matrimonio d'amore crollato per il suo priapismo, Bunny parte per il suo ultimo viaggio insieme al figlio, Bunny Junior, in una lenta catabasi sessual-picaresca verso l'atteso finale.
Il secondo romanzo di Nick Cave, vent'anni dopo il cult book And the Ass Saw the Angel (E l'asina vide l'angelo, Mondadori) è un'opera matura, e - a dispetto di una costruzione romanzesca da "professionista" della scrittura - è difficilmente scindibile sia dal personaggio Cave (che spesso si specchia in Bunny), sia dall'artista in tutte le sue espressioni. Per farsene un'idea, basta guardare i reading sonorizzati che lo stesso autore ne ha dato, in un minitour europeo e sul sito dedicato: thedeathofbunnymunro.com.
La scrittura da un lato guarda alla tradizione americana più recente, post-Bukowsky. Affiora anche tematicamente il Palahniuk di Soffocare, e le lunghe sezioni affidate allo sguardo del bambino, con il suo indiscusso e tenero amore per un padre "cattivo", rimandano a Ingannevole è il cuore più di ogni cosa di JT LeRoy. L'altro modello è "interno", sono - naturalmente - le canzoni dello stesso Cave: l'iperrealismo è così filtrato attraverso uno humour tutto inglese, e un uso del simbolo profondamente romantico, mistico, con punte cinematografiche di alto livello (come il congedo quasi felliniano di Bunny, nel finale).