La morte di Pete Shelley, leader dei Buzzcocks.
4 giugno 1976: alla Lesser Trade Free Hall di Manchester si esibisce un misconosciuto gruppo londinese dal nome strano, Sex Pistols. Il concerto è organizzato da due ragazzi del posto, Peter McNeish e Howard Trafford, che di lì a poco avremmo conosciuto come Pete Shelley e Howard Devoto.
I due avrebbero dovuto aprire il concerto per le “pistole del sesso” ma non riescono a reclutare in tempo un bassista e un batterista. Peccato, il nome del gruppo c’è già: Buzzcocks, un neologismo derivante da una frase ricorrente nel serial televisivo Rock Follies (“that’s the buzz, cocks”, “questa è la voce che gira, ragazzi”).
Si rifaranno sei settimane dopo, avendo nel frattempo imbarcato Steve Diggie e John Maher: questa volta riusciranno a esibirsi prima dei Pistols. Questi due concerti sono considerati a ragione la scintilla che scatena l’incendio della nuova scena mancuniana: tra lo scarso pubblico sono presenti Mark E. Smith, Peter Hook, Bernard Sumner, Steven Morrissey e Tony Wilson, ragazzi che di lì a poco daranno vita a gruppi quali The Fall, Warsaw (poi Joy Division), The Smiths, mentre il giornalista Tony Wilson creerà l’etichetta discografica Factory Records. Sono tutti innamorati degli Stooges e dei Velvet Underground, non ne possono più del progressive (“I dischi degli Yes stavano diventando sempre più lunghi", ha spiegato Pete Shelley qualche anno dopo, "più lunghi delle intere discografie di molti gruppi"). Quello stesso anno i Buzzcocks fanno uscire un EP, Spiral Scratch, probabilmente il primo disco di un gruppo punk uscito per un’etichetta indipendente. La loro musica è punk con influenze power pop e i testi di Shelley, lontani dal nichilismo dei Sex Pistols e dalla politica dei Clash, sono atipici per l’epoca, focalizzati come sono sulla sessualità, senza alcuna distinzione di gender.
Tra il 1978 e il 1979 escono tre album, Another Music in a Different Kitchen, Love Bites e A Different Kind of Tension: sono questi gli anni migliori del gruppo (nel frattempo Devoto se n’è andato per formare i Magazine), anche se seguiranno altri dischi, innumerevoli tour, scioglimenti e riunioni, fino alla notizia arrivata ieri della morte per infarto di Pete Shelley nella sua casa in Estonia, dove da un po’ risiedeva. Estonia?! Dai, a ben vedere, anche questa è una scelta punk.
“Nascosto dietro la porta sul retro con riviste sconce, adesso tua madre vuole sapere cosa sono quelle macchie sui tuoi jeans, e tu non puoi più fare a meno dell’orgasmo”.