10 agosto 1960 – 21 aprile 2023: Mark Stewart, un gigante, un guerriero, un coetaneo, non c’è più. La notizia, arrivata improvvisamente venerdì sera, ha subito scatenato un’infinità di reazioni sui social.
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Adrian Sherwood, On-U Sound supremo e amico di lunga data di Stewart, ricorda: «Ho incontrato Mark nel negozio di dischi Revolver a Bristol intorno al 1975 o 1976. Io avevo 17 o 18 anni e lui 14 o 15 – uno studente gigantesco e brufoloso, fanatico di musica. Lui stava lì ad aspettare quello che lui e i suoi amici chiamavano il "van from Zion", vale a dire il furgoncino con cui effettuavo la mia consegna di dischi reggae, portando i nuovi pezzi ogni settimana».
Mentre Sherwood comincia, qualche anno prima di creare la On-U Sound, a stampare dischi con le etichette Carib Gems, Hit Run e 4D Rhythms, Stewart si fa un nome come cantante di The Pop Group, gruppo capace di passare dal punk iniziale a una forma personalissima di post-punk con influenze funk, jazz, dub e noise.
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L’amicizia tra i due è continuata nel corso degli anni, così come le loro collaborazioni musicali, con Sherwood che ha sempre apertamente riconosciuto Stewart come un’influenza fortissima nella sua estetica.
Nel debutto da solista di Mark, dopo lo scioglimento di The Pop Group, Learning to Cope with Cowardice, i due cercarono di replicare il suono dei nastri rifiutati che Mark aveva portato nello studio di Jah Shaka – altro gigante scomparso in questi ultimi giorni, artista fondamentale nella diffusione della sound system culture in Inghilterra – e ad altri sound system. Il gruppo che l’accompagnava, The Maffia, era un collettivo mutevole che all’inizio era composto da membri dei Creation Rebel, ma che in seguito incluse il famoso trio statunitense composto da Doug Wimbish, Skip McDonald e Keith LeBlanc, conosciuto come The Sugarhill Gang, Fats Comet e Tackhead.
Sherwood aggiunge: «Lavorare con Mark era qualcosa di avvicinabile alla rieducazione sonora. Passavamo un sacco di tempo in studio disimparando, sperimentando e ignorando le regole sui livelli di registrazione e sulle cose che si possono e non possono fare in uno studio, alla scoperta di quanto divertimento ci possa essere nella terra dell’eccesso», per poi chiudere con: «Grazie, fratello mio. Sei stato l’influenza più grande della mia vita e mancherai tantissimo alla nostra famiglia allargata. Amore per sempre».
Dai ricordi di tutti traspare la natura di una persona sensibile, affettuosa, creativa, curiosa, intelligente e divertente, unita a una presenza sicura di sé e sovrastante.
«Quella di Mark è stata la mente più straordinaria della mia generazione» - Gareth Sager, The Pop Group
Il momento è giunto, ripercorriamo insieme la carriera di Mark Stewart condensandola in dieci canzoni.
1. The Pop Group – She Is Beyond Good and Evil (1979)
Singolo d’esordio: la chitarra di Gareth Sager e la voce di Stewart che ci investe con «la mia ragazza è nata su un raggio di suono, dorme sull’acqua, cammina sul ghiaccio… io baratterei la mia anima per lei, non c’è antidoto per lei… lei è qualcosa che non puoi comprare». Amore al primo ascolto.
2. The Pop Group – We Are All Prostitutes (1979)
Secondo singolo, non compreso nell’album che sarebbe uscito di lì a poco. «Aveva tutto quello che io penso che il rock and roll dovrebbe avere. Era musica violenta, paranoica, per un tempo violento, paranoico», ha detto Nick Cave.
3. The Pop Group – Thief of Fire (1979)
«Ammetto il mio crimine, sono il ladro del fuoco»: Stewart s’immola per portarci la conoscenza.
Brano gigantesco.
4. The Pop Group – Where There’s a Will There’s a Way (1980)
Il famoso split single con The Slits che proposero sull’altro lato la fantastica “In The Beginning There Was Rhythm”.
Funk for punk, agit prop blitzkrieg!
5. New Age Steppers – Crazy Dreams & High Ideals (1981)
Brano compreso nel disco d’esordio del supergruppo che includeva elementi di spicco della scena post punk e di quella giamaicana, nonché primo manufatto della neonata On-U Sound.
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Stewart lo riprese nel suo 12” d’esordio coi Maffia, invertendo il titolo e facendolo diventare “High Ideals & Crazy Dreams”.
6. Mark Stewart + The Maffia – Jerusalem (1982)
«I will not cease from mental fight / Nor shall my sword sleep at my side / Till we have built Jerusalem / Jerusalem / Bring me my bow of burning gold! / Bring me my spear! / Bring me my chariot of fire!».
"Jerusalem" avrebbe dovuto uscire nel formato a 10” per la serie dei dubplate della On-U Sound ma si preferì stamparlo in quello a 12” per garantire una maggior resa dinamica del dub, quello oscuro e cattivo approntato da Sherwood.
1982, un tardo pomeriggio piovoso londinese, come tanti: nel negozio di Rough Trade, 130 Talbot Road, London, W11 1JA, Geoff Travis in persona mise questo disco sul piatto e dopo pochi secondi lo comprai. Mi sembra un’ottima recensione della qualità del contenuto.
7. Mark Stewart + The Maffia – Don’t You Ever Lay Down Your Arms (1983)
Adrian The Don Gorgon at the controls e il dub sveglia i miei vicini in questa mattina domenicale mentre riascolto questa canzone per la milionesima volta. Pura dinamite!
8. Mark Stewart + The Maffia – As the Veneer of Democracy Starts to Fade (1985)
La canzone che dà il titolo al secondo album da solista di Stewart, targato On-U LP 36 ma in realtà uscito per Mute Records. La propongo in una versione live con Sherwood al mixer. Il basso di Doug Wimbush è im-pres-sio-nan-te.
9. The Pop Group – Mad Truth (2015)
Dopo 35 anni The Pop Group si riforma – con Stewart ci sono Gareth Sager, Bruce Smith e Dan Catsis – e dà alle stampe Citizen Zombies, 11 brani inediti tra cui ho selezionato “Mad Truth”, canzone accompagnata da un video diretto da Asia Argento.
10. Jah Wobble feat. Mark Stewart, Richard Dudanski, Keith Levene, Andrew Weatherall & Youth – A Very British Coup (2020)
Ehi, ma questi sono i PIL con la voce di Stewart! «It’s the Cream of post-punk for me, the Dream Team, a new wave supergroup”, ebbe a dire Stewart.
«The song’s alternative title is "Forbidden London", it never mentions the bloody Brexit», anche se…È finita, che dire?
Niente, ha già detto tutto Adrian Sherwood: amore per sempre.
«Riposa in pace, Mark Stewart. Di sicuro lui aveva un fantastico abbraccio da orso. Sto ancora cercando di riprendermi…» - quel burlone di Gary Asquith, Rema Rema