Si può essere più perfidi di Kendrick Lamar che ha pubblicato a sorpresa il suo ultimo lavoro il 22 novembre 2024? Certo, puoi rendere disponibile il tuo terzo album a mezzanotte del 31 dicembre 2024. È quello che ha fatto di prepotenza il misterioso cantante napoletano Liberato, costringendomi poche ore dopo a mettermi di fronte al pc e a scrivere queste righe.
23.52: “Dai, mettiamo su Rai 1, così ci becchiamo il conto alla rovescia”. Sono a Ventimiglia a casa di un amico, invitato insieme ad altri cari amici: come da tradizione, ho già mangiato le lenticchie perché, si sa (?), portano soldi, la situazione si fa confusa al punto che il padrone di casa apre lo champagne – noblesse oblige e poi Mentone è proprio lì, dal terrazzo sembra di poterla toccare – con cinque minuti di anticipo (non oso interpretare questo segnale).
A quel punto il countdown è praticamente inutile ma decidiamo di bere fino in fondo l’amaro calice: sullo schermo compare un signore che non conosco e che mi dicono chiamarsi Marco Liorni, uno che ha il carisma di un nasello e quindi giustamente promosso a padrone di casa, e a seguire, in ordine sparso, i Ricchi e Poveri, Arisa, i Los Locos (no, non i Los Lobos, Locos, con la c di “cosa vogliono questi?”), Diodato, Cristiano Malgioglio con un intervento su cui calo un velo pietoso, Big Mama, Alex Britti con occhiali Ray-Ban Meta con Intelligenza Artificiale per essere sicuro di riuscire a tornare a casa, e sicuramente dimentico qualcuno, avendo preferito spostarmi sul terrazzo per assistere alla guerra virtuale a botte di fuochi artificiali tra Ventimiglia Alta e Roverino, con l’aiuto esterno di altre frazioni intemeliesi.
Come saprete, i Ricchi e Poveri hanno rappresentato il clou dell’elegante kermesse grazie soprattutto ad Angelo Sotgiu che ha pensato bene di insultare sia il pubblico di Reggio Calabria sia i tecnici audio.
Torno a casa (a piedi, la patente è salva) ancora sotto shock per ciò a cui ho assistito, apro Facebook sul pc e vedo quest’immagine.
La stessa immagine è su Instagram con la frase “Liberato canta ancora” e tre piccole rose: ci siamo, è successo davvero, ‘o mariuolo ha “liberato” il Capodanno, Liberato III con le sue nove canzoni è il suo regalo per l’anno nuovo, manco fosse il 9 maggio. Però sono quasi le 2.00, qualche ora di sonno me la concedete?
Innanzi tutto Buon Anno e partiamo con l’ascolto di questa mezz’oretta di musica. “Turnà” è un mash-up con “Voglia ‘e turnà”, la celebre canzone di Teresa De Sio, accompagnato da un bellissimo video, il primo girato in Italia utilizzando SORA, un innovativo sistema AI generativo capace di produrre brevi video partendo da semplici prompt testuali. «Uno - nove - roje – seje» (1926, anno di fondazione della Società Sportiva Calcio Napoli) e l’invito a tutti coloro che sono lontani a "turnà alla casa", con un suono memore di “One more time” dei Daft Punk.
Mi ha fatto venire in mente quel brano in cui Sofia Kourtesis si rivolge alla madre ricoverata in ospedale per una grave malattia dicendole "se mi vuoi bene, torna a casa".
Il Vesuvio erutta e spara nel cielo di Napoli la rosa di Liberato: con “’A ‘mbasciata” continua il french touch e Liberato, nnammurato, ha bisogno che qualcuno gli faccia un’ambasciata, deve far sapere del suo amore alla sua Napoli queen. Dalle reazioni lette sui social questa è una delle canzoni preferite dell’album.
“Novembre” si era già sentita nel film Il segreto di Liberato e l’esultanza dei fan mi fa capire che la sua pubblicazione era attesissima: è il Liberato romantico, chillo ca fa sbatte ‘o core. "Go to Mexico or was it just a dream?".
Maria Nazionale compare nella successiva “Essa” che infatti cita la sua “Pens semp a iss”, qui riproposta con sapore disco.
"No, il triangolo no" diceva Renato Zero e in “Tre” anche Liberato non accetta di condividere la ragazza amata e lo dice chiaro e tondo: bel pezzo romantico con pianoforte in evidenza. "Some people say nun se pò fa".
“Sì tu (It’s you)” e siamo ancora dalle parti dei Daft Punk.
"’O sacc' che ‘o munn’ è cagnat' e nun sacc' pecchè'", ma l’importante è che non cambi la sua amata: Liberato è innamorato, l’ho già scritto e ci tornerò sopra tra poco, e non perde occasione per dichiararlo. “’A fotografia” è una delle mie canzoni preferite dell’album, forse perché mi ricorda il Liberato delle origini.
“Lucia (Stay with me)” la conoscevamo già perché tema principale del già citato film uscito il 9 maggio dello scorso anno. A dirla tutta non tra i miei pezzi preferiti della raccolta. «Lucia, stay with me, tien’ a voce ca ma fa ‘mpazzì, co ‘sta voce ca ma fa murì».
E siamo giunti alla conclusione, “‘O diario” infatti è il brano che chiude l’album ed è anche il più intenso perché racconta gli ultimi due anni della vita dell’artista napoletano, tra perdita dell’orientamento nella vita quotidiana e una specie di “blocco dello scrittore”, e poi "4 maggio 2023, il Napoli ca vince ‘o scudetto, ‘na botta di serotonina che l’ha sentita pur’ mia nonna", e poi l’amore (con la speranza che possa durare) e quella frase che avrà fatto piangere tutte le ragazzine: "Nun staje maje sul tu".
È un Liberato più vicino, più fisico, più umano e dunque più fragile.
Bene, sono le 17.30 e il mio Capodanno 2025 se n’è gghiuto, ma va bene così, ne ricordo di peggiori. E poi, forse, ho capito, grazie a una commentatrice di YouTube, qual è davvero il segreto di Liberato: le sue canzoni riempiono il cuore di gioia e gli occhi di lacrime.
Libera’, si gruoss.