Le pagelle delle canzoni di Sanremo 2022 (prima serata)

Non avete retto fino alla fine? Ecco qualche arguzia da ripetere al lavoro sulle canzoni del Festival di Sanremo 2022

Pagelle Sanremo 2022 Jacopo Tomatis
Articolo
pop

Torna il Festival di Sanremo e tornano anche – a grande richiesta – le pagelle del giornale della musica a cura di Jacopo Tomatis.

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Non avete retto fino alla fine? No problem, vi perdoniamo, la settimana è lunga. Per fare bella figura con colleghi, amici e conoscenti occasionali in coda per il tampone, ecco i nostri giudizi – rigorosamente a caldo e al primo ascolto – sui brani in gara della prima serata. Usateli con saggezza, e a domani per il resto (e se volete ripassare, qui e qui trovate le pagelle di Sanremo del 2021).

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Achille Lauro - “Domenica”

Oramai Achille Lauro scrive due tipi di canzone: a torso nudo e non a torso nudo. Le prime, comunque, sono ancora migliori delle seconde, finché gli regge il fisico. Era un eccellente rapper, voleva essere il nostro Iggy Pop, per un po’ abbiamo pensato fosse il nostro Renato Zero, ora rischia di finire come un Malgioglio pompato.

VOTO 2

Yuman - “Ora e qui”

Il pezzo di Noemi in gara si intitola “Ti amo non lo so dire”, ed è evidentemente dedicato proprio a Yuman, che in effetti sembra avere diversi problemi a scandire il testo. Ce lo ricorderemo come quello che aveva un vestito gigantesco, ed è già qualcosa in questi tempi di scarsa attenzione.

VOTO ? eeee brano dimenticato.

Noemi - “Ti amo non lo so dire”

La strofa si apre sulle tipiche «sincopine alla Mahmood»™, che in effetti è autore del brano insieme a Dardust. Segue un buon arrangiamento, che trattiene la tensione senza giocarsi tutto subito e usa l'orchestra in maniera intelligente. La coppia Mahmood-Dardust era già dietro a “Soldi” e poi ad “Andromeda” di Elodie, che mi sembra il modello diretto dell’operazione tentata per svecchiare un po’ il suono di Noemi. La quale si presenta vestita da La La Land tanto per accontentare anche i ricchi liguri. In radio andrà alla grande.

VOTO 7+

Gianni Morandi - “Apri tutte le porte”

Premesso che Morandi non si tocca (scusate devo scriverlo se no la mia compagna mi toglie le chiavi di casa e fuori fa –1°), la collaborazione tra l’idolo dei social e Jovanotti – che ci ha già regalato perle immortali della canzone italiana come “L’allegria”, una specie di versione babydance di “L’ombelico del mondo” – approda ora a questa “Apri tutte le porte” (che, lo impareremo presto, fanno sempre rima con “forte”). Il brano è un mix tra “Gimme some lovin’”, “Stasera mi butto”, “La bomba” e qualcosa di Dario Baldan Bembo, ma non prendetelo come un complimento. Jovanotti cuce le sue influenze in stile Frankenstein, e sembra quasi di vederlo ammiccare troppo sullo sfondo («Vedi che la conofco la mufica italiana?»). Ad ogni modo, Morandi sarebbe un serio candidato all’Eurovision se si presentasse svestito come Achille Lauro. Il quale potrebbe presentarsi vestito da Morandi e ricostruirsi una credibilità.

VOTO 5- Ciao mamma guarda come mi diverto

La Rappresentante di Lista - “Ciao ciao”

Vestiti come dei cosplayer dei Bee Hive (se dovete googlarli, siete troppo giovani o troppo vecchi), La Rappresentante di Lista propone una versione indie-pop postapocalittica del “Gioca Jouer”. È proprio vero che il revival ci ha preso troppo la mano.

VOTO 5 e SALUTARE!

Michele Bravi - “Inverno dei fiori”

Michele Bravi, che d’ora in poi verrà chiamato TAPKAS (The Artist Previously Known as Scialpi) opta per un look cosplayer Loredana Bertè-meets-Aladdin. Da bravo principe Disney, sceglie una canzone che parte infossatissima e bassissima, inducendoci ad aspettare l’obbligata apertura quando, infine, arriverà la principessa. Che però non arriva, lasciando Bravi a rantolare in una tonalità disagevole.

VOTO 4

Massimo Ranieri - “Lettera di là dal mare”

Se Morandi fa il supergiovane, il peso della quota “vecchia Sanremo” rimane tutta sulle spalle di Massimo Ranieri (aspettando Iva Zanicchi da cui, lo dico subito, ci aspettiamo grandi cose). “Lettera di là dal mare” è un pezzo vecchio il giusto ma buono, scritto da Fabio Ilacqua (quello di “Occidentali’s Karma”). La voce di Ranieri fa quello che può.

VOTO 6-

Mahmood e Blanco - “Brividi”

Chi l’avrebbe mai detto. Uno dei brani più sanremesi dell’anno è quello della coppia “giovane” più attesa, ovvero Mahmood e Blanco. Per un momento si rimane perplessi, ma la canzone è bella, romantica, "italiana" senza essere stucchevole e destinata a crescere con gli ascolti. Sono i favoriti.

VOTO 8+ e Targa trottolino amoroso

Ana Mena - “Duecentomila ore”

Ana Mena si presenta spavalda con un brano destinato a diventare un riempipista di ogni festa dei coscritti da  Bardineto fino a Frattamaggiore: fisa, cassa dritta e molto, molto svacco disco-latino. Diciamo però NO a queste musiciste spagnole che vengono qui a rubare la lambada ai neomelodici italiani!

VOTO 5.5 #FreeAnnaTatangelo

Rkomi - “Insuperabile”

Tuta da motociclista, lo sguardo spigliato di un Fabio De Luigi nel ruolo di Olmo, testo che paragona l’ebbrezza dell’amore a sgommare “A centottantamila giri su una coupé”, “Insuperabile” riesce nella (non impossibile) impresa di portare indietro le lancette del rap a Sanremo. Che ti è succeso Rkomi? Una volta eri fico.

VOTO 4 e Menzione speciale “Sei come la mia moto (sei proprio come lei)”

Dargen D'Amico - “Dove si balla”

Da estimatori di Dargen, dobbiamo ammettere che il suo rap può essere molto più inventivo di così – ma certo, poi non gli avrebbero preso il pezzo a Sanremo. In ogni caso, “Dove si balla”, tra Vasco e gli anni novanta, riesce dove Achille Lauro fallisce, ovvero a fare un pezzo tamarro credibile. Girerà bene anche in radio.

VOTO 7

Giusy Ferreri - “Miele”

In assenza di Levante, Giusy Ferreri era la più accreditata alla vittoria della prestigiosa Targa Giusy Ferreri, assegnata dalla sala stampa al cantante o alla cantante che più di tutti/e si è distinto/a per la difficoltà di articolare correttamente le vocali. Con mossa da scafata interprete, Ferreri – consapevole di doversi scontrare con Yuman – si è messa subito la vittoria in tasca interpretando la prima sezione del suo brano con un portavoce. Per il resto, “Miele” è un pezzo da svacco latino che si mette un po’ di velluto nero intorno e finge di essere un pezzo raffinato. Un po’ come cercare di impiattare in maniera chic una parmigiana di melanzane. La morale è: Giusy, non avere vergogna di quello che sei! Fai come Ana Mena, mettici una bella fisarmonica lambadosa e te la porti a casa.

VOTO 5 e prestigiosa Targa Giusy Ferreri

Giusy Ferreri portavoce
Cocco bello! Cocco bello! (So che pensavate che quella del portavoce fosse una battuta, ma non è così).

 

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