Quasi in contemporanea Solána Imani Rowe (SZA) e Simbiatu Abisola Abiola Ajikawo (Little Simz) hanno pubblicato i loro nuovi lavori, il secondo per la cantante originaria di Saint Louis e il quinto per la rapper londinese.
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Sono passati cinque anni da Ctrl, il fortunato album di debutto di SZA, anni in cui si è dedicata a varie collaborazioni, la più importante delle quali è stata quella con Kendrick Lamar nel brano “All the Stars”, compreso nella colonna sonora del film del 2018 Black Panther e candidato sia al Golden Globe sia all’Oscar nella categoria “miglior canzone”.
Dove diavolo è finita SZA? Ed è proprio questo il titolo ironico dato al video che accompagna l’uscita del nuovo album.
Se Ctrl l’aveva eletta “la ragazza della porta accanto del R&B”, come avrebbe potuto continuare a esserlo con tutta l’attenzione su di sé e sulla sua vita privata? Ci stavamo dunque rassegnando a un altro anno senza il nuovo album e invece eccolo qua, SOS, con una copertina che riprende la celebre foto scattata da un paparazzo il 25 agosto 1997 nella baia di Portofino a Diana Spencer a bordo dello Jonikal, lo yacht di Dodi Al-Fayed: mancavano solo sei giorni al terribile schianto nel tunnel dell’Alma, a Parigi [lo ammetto: dopo il bombardamento mediatico conseguente alla morte della Regina Elisabetta e la visione delle sei stagioni di The Crown sono preparatissimo sulle vicende di casa Windsor].
È un’immagine che trasmette solitudine e tristezza, che ben si accompagna alle parole di SZA che ha valutato con uno striminzito 6.7 il suo attuale stato di salute.
Partiamo con una nota negativa: 23 canzoni sono troppe e inevitabilmente trasmettono a tratti una mancanza di coesione, sensazione amplificata dal gran numero di produttori coinvolti nel progetto. D’altro canto possiamo riassumere tutto ciò col termine “versatilità” ed ecco che la nota da negativa diventa quasi positiva.
I soggetti di questo nuovo album avrebbero potuto passare facilmente dalla difficoltà di affrontare la fama alla pressione delle luci della ribalta, e invece SZA racconta di tutto un po’, dai problemi coi partner alla sensazione di rabbia che si prova quando si vede un ex con una nuova persona (la potente “Low”), dalla lotta coi problemi di auto-stima al body shaming.
Secondo pezzo del disco, “Kill Bill”, e SZA si trasforma in The Bride, non proprio una qualunque ma la vendicativa Uma Thurman del film di Tarantino: «Sono così matura, datemi uno psicologo che mi dica che ci sono altri uomini». Ma dopo poco cade la maschera da spaccona: «Non voglio nessuno, voglio solo te / se non posso averti, nessun altro prenderà il tuo posto».
Però SZA cambia di nuovo atteggiamento e fantastica di uccidere il suo ex e la sua nuova fidanzata («non proprio l’idea migliore» ammette), omicidio che alla fine della canzone scopriamo essere stato commesso, senza neanche un’ombra di rimorso: «Ho fatto tutto per amore, non sotto l’effetto di droghe ma da lucida, è meglio stare all’inferno che da sola».
«Avrei voluto essere speciale ma ho dato via la mia parte speciale a un perdente / Ora sono solo una perdente anch’io / Ero solita essere speciale ma tu hai fatto in modo che io mi odiassi / Ho il rimorso di aver cambiato me stessa» - “Special”
Il compito di aprire la strada a SOS, scatenando una ridda di indiscrezioni e voci incontrollate, è spettato al singolo “Shirt”, in cui SZA confessa di avere problemi mentali.
L’album è un collage di stili, si passa dal grunge al pop-punk, dal soul alla trap, ci sono chitarre acustiche (“Blind”) in compagnia di bassi pesanti, ci sono Travis Scott (nella ballata “Open Arms”), Don Toliver (in “Used”), in “Ghost in the Machine” compare addirittura Phoebe Bridgers («Non hai torto, sei solo uno stronzo») e nella conclusiva “Forgiveless” c’è un campionamento di Ol’ Dirty Bastard.
Torniamo all’inizio e alla presunta mancanza di coesione: dopo ripetuti ascolti (ehi, questo disco mi sta piacendo parecchio) faccio ammenda e cambio il mio giudizio; in realtà questa varietà, gestita a meraviglia da SZA, è la vera forza del disco, grazie al songwriting e alle produzioni di alto livello.
«Il prossimo album che sto registrando sarà il miglior album della mia vita»: queste le parole pronunciate da SZA nel corso di un’intervista concessa nel 2020 alla rivista Flaunt e SOS è davvero questo, un disco destinato ad alzare ulteriormente l’asticella del genere R&B.
Però la frase continuava con un avvertimento: «Perché sarà il mio ultimo album». Speriamo che sia stata una sparata dettata dalla tensione e dalla stanchezza, ma se così non fosse, SOS sarà ricordato come un modo straordinario di lasciare la scena.
Squadra che vince non si cambia: dopo il successo del disco dello scorso anno, Sometimes I Might Be Introvert, culminato nella vittoria del Mercury Prize, Little Simz è tornata a sorpresa in studio col produttore Dean Josiah Cover, meglio conosciuto come Inflo e la cantante Cleo Sol.
Nel frattempo Simbi si è fatta apprezzare anche come attrice grazie alla partecipazione alla serie Top Boy trasmessa da Netflix. NO THANK YOU è stato annunciato solo una settimana fa e, considerato quanto appena scritto, ha scatenato aspettative comprensibilmente elevate. Prima di entrare nel dettaglio, facciamo un ripasso di S.I.M.B.I.
Torniamo al nuovo disco: perché tanta fretta? In fin dei conti l’album precedente ha solo 15 mesi, vende ancora e garantisce il sold out a ogni concerto. Se c’è una cosa che dobbiamo sapere di Little Simz è che lei non segue nessuno e non accetta compromessi quando in ballo c’è la sua arte. La rapper londinese aveva dei sassolini nella scarpa e ha deciso di toglierli in pubblico; si parte subito in maniera diretta con “Angel”, giusto per far capire qual è la musica: «Loro se ne fregano se la tua salute mentale è sull’orlo di qualcosa di oscuro / finché non tagli la busta paga di qualcuno e mandi i loro figli a una scuola privata in astronave / mi rifiuto di stare su una nave di schiavi, datemi indietro tutti i miei originali e abbassatevi gli stipendi».
«Ho pensato che questo fosse il momento, devo parlare adesso» - Angel
Versi pesanti, non c’è che dire, probabilmente indirizzati al precedente manager col quale ha sciolto il rapporto lavorativo che andava avanti da sette anni. Il messaggio rivolto ad altri artisti – «Conoscete il vostro valore e attaccatevi alle vostre pistole» – dopo essere stata costretta all’inizio di quest’anno ad abbandonare il tour nord-americano, lascia intendere che non tutto è filato via liscio per lei.
Anche “No Merci” affronta lo stesso argomento: «Ero senza soldi, non controllavo il mio conto in banca fidandomi di gente che fatturava ogni telefonata che faceva. Tutti qui facevano soldi col mio nome, l’ironia vuole che io fossi l’unica a non essere pagata. Ve ne stavate ad abbronzarvi al sole, così adesso vi mando l’ombra. Probabilmente sono io che ho pagato i vostri completi Balmain […] Se il contratto è lungo più di due pagine, cattivo segno / Mi hanno convinta che fosse una cosa buona, è il mio dannato turno».
Prima ho nominato Inflo. il protagonista principale del progetto Sault: ancor più che i due dischi precedenti, questo nuovo sembra un lavoro a quattro mani, nel quale si riconosce l’infatuazione del produttore per il gospel e la musica orchestrale, generi che hanno pesantemente caratterizzato le numerose produzioni di quest’anno del misterioso collettivo londinese.
In un episodio (“Free”) di una di queste, (Untitled) God, Simz, accompagnata da Chronixx, si sdebita nei confronti del suo mentore.
I sette minuti e mezzo di "Broken" sono la dimostrazione che la forza più grande non risiede in chi è più rumoroso nella stanza ma in chi è più autentico: una confessione totalmente onesta in cui una Simbi superiore consola quella umana e dunque vulnerabile. Ugualmente emozionante è "Heart on Fire", che ricostruisce le lotte dell’adolescenza e i tentativi di farcela da sola.
Ciò che colpiva maggiormente in S.I.M.B.I. era la continua variazione di generi, le svolte che garantivano profondità al disco. NO THANK YOU è un lavoro nel suo complesso più uniforme e, malgrado ci siano alcuni momenti più appassionati come "Silhouette" e "X", uno si ritrova a sperare in un momento ancora di fervore, ancora in una “Introvert” o “Speed”.
In ogni caso NO THANK YOU non deve essere considerato un progetto a sé stante ma un tassello importante della crescente discografia di Little Simz, la miglior rapper uscita dall’Inghilterra. Come lei stessa ci ricorda nel brano “Gorilla”, «Ho pezzoni in rapido aumento in giro per il mondo e ho pezzoni nella camera di sicurezza, li sto accumulando». Che dire? YES PLEASE!