Il rap critico

Uochi Toki e il limite valicabile, oltre i generi

Articolo
pop

Uochi Toki
Il limite valicabile
La Tempesta

Vero è che Il limite valicabile non è appena uscito. Tuttavia, nell'ascolto convulso dei vari pacchetti (fisici o digitali) che arrivano, può capitare che si lasci da parte qualcosa. A volte bisogna abbandonare questa odiosa idea secondo cui i dischi sono destinati a scadere a pochi giorni dall'uscita fisica (e che significa oggi uscita fisica?), e avere il coraggio di tornare sui propri passi, fermarsi ad ascoltare e riflettere.

Questo vale a maggior ragione per dischi importanti, davvero "a lunga conservazione": molti dei lavori dei Uochi Toki - duo di Alessandria attivo da oltre un decennio, con una decina di titoli pubblicati - rientrano in questa categoria. Questo Il limite valicabile, in particolare, non è qualcosa che si possa ignorare se ci si occupa di "canzone" (virgolette d'obbligo) italiana e in italiano. Doppio cd per oltre 140 minuti di musica, è un'opera monumentale, una diarrea di suoni, ritmi e parole che esige attenzione, spiazza, e stanca. Intanto, per il "tema" trattato: il "rap", evidentemente, che Napo (voce e testi) e Rico (elettronica) mettono esplicitamente al centro del primo disco, intitolato (appunto) Un disco rap, mentre il secondo - La fine dell'era della comunicazione rarefà le parti con testo e lascia all'elettronica cupa e distorta di Rico maggior spazio.

Difficile davvero dire qualcosa che non sia già dentro le 22 tracce. I testi - densi, contorti, ironici, surreali - sembrano infatti comporre un saggio critico sul disco stesso: rap che parla (e suona) di se stesso, si afferma ("Anche questo è rap") e si mette in dubbio allo stesso tempo. E che, allo stesso tempo, si nega all'analisi: "Ogni recensione discorso sulla musica mi fa un male incredibile", dice Napo ad un certo punto. Salvo poi auto-analizzarsi, riflettere sul tema della somiglianza, sulla critica stessa: "Anche i commenti sulle somiglianze si assomigliano tutti spaventosamente". O fornire indizi di stile: il racconto della scoperta di Confield degli Autechre, di Druqs di Aphex Twin, ma anche di J-Ax... e poi lo speed-core, la techno... Fino a lanciarsi in vere e proprie recensioni:
"Non è nuovo / non è sperimentale / non siamo appena usciti, non facciamo nulla di speciale / davvero non è modestia o falsa modestia / è solo che la tua testa e la tua orecchia quando sono atrofizzate sono troppo facili da impressionare".

Ecco, qui il critico si può fermare: la genialità di questo lavoro (e del percorso di Uochi Toki in generale) sta proprio nel disinnescare il suo discorso critico, prevendolo e fagocitandolo. Non c'è spocchia, snobismo, giochini postmoderni o altri escamotage per compiacere gli hipster. C'è, piuttosto, una consapevolezza di quello che si fa, e una disinvoltura nel farlo, che - sarà pure atrofizzato il nostro orecchio - ci lascia davvero convinti di stare ascoltando, finalmente, qualcosa di inaudito.

Se hai letto questo articolo, ti potrebbero interessare anche

pop

Il wrapped 2024, dal Madagascar al Guatemala (passando per Kendrick Lamar)

pop

Una raccolta definitiva per (ri)scoprire uno dei chitarristi turnisti più importanti della canzone d'autore italiana

pop

Inediti e rarità per celebrare il musicista, fra canzoni e library music