Il 7 aprile esce Territory, un EP con sei canzoni che segna il debutto di The Blaze, un misterioso duo di produttori francesi, sull’onda di due videoclip che hanno fatto parlare la stampa specializzata di tutta Europa.
Bromance è un termine inglese che definisce l’amicizia fraterna tra due o più uomini eterosessuali, una forma di intimità omosociale senza sfumature erotiche. Mi rendo conto che questo inizio può sembrare strano, in fin dei conti stiamo parlando di un disco, ma, dopo aver visto i videoclip di "Virile" e "Territory", capirete che sia l’approccio visivo sia quello musicale di The Blaze ruotano intorno a questo concetto: il loro è un mondo maschile, anzi virile, dove la figura femminile è quasi assente.
Più o meno un anno fa compare dal nulla il video di "Virile", canzone poi inclusa nella compilation Homeland Vol. 2 pubblicata dall’etichetta Bromance (e adesso i conti tornano): girato interamente in un appartamento della banlieu parigina, mostra due ragazzi che suonano e ascoltano la canzone in questione, si fanno una canna, ballano, ridono, si sfidano fisicamente, il tutto introdotto dalla frase di Nat King Cole “you call it madness but I call it Love”.
Tutto qui? Tutto qui ma fa e avanza, perché questo video è una delle cose più potenti viste negli ultimi tempi, almeno fino al 23 febbraio di quest’anno, quando su Youtube ha fatto la comparsa "Territory". Questa volta l’approccio è più cinematografico, la realizzazione curatissima, dove nulla è lasciato al caso, ha richiesto sei mesi di lavoro e il risultato finale è sorprendente:girata ad Algeri, è la storia di un ritorno a casa, emozionale e complicato allo stesso tempo, dopo un periodo passato all’estero, presumibilmente in Francia. Potrebbe essere una sconfitta, la fine di un sogno, ma tutto è sublimato in una danza con gli amici, ripresa al rallentatore su una terrazza con vista su Algeri. Anche in questo caso l’amicizia virile la fa da padrona ma in più c’è una nota d’inquietudine derivante dalla fisicità esasperata e per alcuni versi violenta dei protagonisti: mi è impossibile non pensare a quello che è successo in Francia negli ultimi due anni anche se, a onor del vero, nel video non c’è alcuna evidenza di ciò.
A questo punto la domanda sorge spontanea: chi si cela dietro il marchio The Blaze? Il duo si compone di due cugini, Jonathan e Guillaume, residenti da poco più di un anno a Parigi ma con alle spalle una giovinezza avventurosa (il primo è nato in Costa d’Avorio, ha vissuto in Normandia, ha trascorso alcuni anni in Perù, paese d’origine di sua madre, si è trasferito prima a Bruxelles e poi a Parigi; il secondo è nato a Montpellier ma ha vissuto soprattutto a Digione dove per alcuni anni ha portato avanti il progetto solista Mayd Hubb); si avvicinano alla musica elettronica tre anni fa quando danno vita al progetto The Blaze: «Si possono mettere molte emozioni in questa musica. Questo ci trasporta e ci permette di trovare delle strade verso le nostre idee di videoclip, di scrivere storie ambiziose come la musica classica sa fare». Il loro EP d’esordio sarà composto di sei brani: oltre i due singoli, compaiono "Prelude", "Interlude", "Juvenile" e "Sparks & Ashes". Il risultato finale è piacevole: nulla di veramente innovativo ma il tutto fila via bene, lasciando al termine sensazioni piacevoli. In ogni caso The Blaze è senz’altro uno dei nomi da tenere d’occhio nel prossimo futuro.
Mi ricordo di quand’ero giovane, il sapore è così forte, mi è mancato per troppo tempo.