Iggy Pop e David Bowie eroi a Berlino

Il cofanetto Iggy Pop – The Bowie Years documenta la musica e la storia degli anni berlinesi dei due musicisti, in 7 CD (e molte foto)

Iggy Pop The Bowie Years
Iggy Pop e David Bowie a Berlino
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Il ricco cofanetto Iggy Pop – The Bowie Years (Universal) raccoglie sette CD che ripercorrono il sodalizio umano e artistico tra l’Iguana e il Duca Bianco sviluppatosi in una Berlino attraversata dalle ferite della seconda guerra mondiale, non ultima quella del Muro.

Iggy Pop The Bowie Years

1976 e sembra passata un’eternità dai fasti glam di Ziggy Stardust; David Bowie, terminato il tour di Station to Station, vive a Los Angeles e sulla collina che la sovrasta per lui non c’è la famosa scritta “Hollywood” ma un’altra, dispendiosa e pericolosa: “Cocaina”. Sembra giunto il momento di darci un taglio ma Bowie non vuole farlo da solo: contatta l’amico Iggy Pop, conosciuto qualche anno prima durante la lavorazione di Raw Power, il capitolo finale dell’epopea degli Stooges, poi auto-reclusosi in un istituto di igiene mentale nel tentativo di stare lontano da acidi ed eroina. Bowie l’ha imbarcato nel tour appena terminato ma le tentazioni continuano a essere ancora troppe e allora i due decidono di traferirsi in Europa, prima tappa Parigi.

Incredibile a dirsi, Iggy Pop è riuscito a ottenere un contratto dalla RCA per tre dischi e allora al lavoro, bisogna scrivere le canzoni, trovare gli strumentisti e realizzare The Idiot, il cui titolo riprende quello del celebre romanzo di Fëdor Michajlovič Dostoevskij. Non dimentichiamo che in mezzo a questa frenesia Bowie sta lavorando con Brian Eno a Low, disco che uscirà due mesi prima di quello di Iggy e primo capitolo della cosiddetta “trilogia berlinese”, seguito lo stesso anno da Heroes e nel 1979 da Lodger

In realtà gli unici due dischi di quel periodo incredibile interamente concepiti e registrati a Berlino – nello Hansa Tonstudio, conosciuto come Hansa by The Wall – sono Heroes e Lust for Life di Iggy, quest’ultimo registrato e mixato in soli otto giorni.

Parigi dunque, per la precisione gli studi di registrazione all’interno dello Château d'Hérouville, e poi via a Monaco di Baviera negli studi Musicland, in compagnia di Phil Palmer (chitarra), Laurent Thibault (basso) e Michael Santangeli (batteria), e infine Berlino, dove li attendevano Carlos Alomar (chitarra), George Murray (basso), Dennis Davis (batteria) e Tony Visconti, incaricato del missaggio finale.

«C’è un certo signor Bowie al telefono» – la mamma di Phil Palmer, ore 4.00 del mattino  

I nostri due prendono casa al 155 di Hauptstrasse, nel quartiere di Schöneberg, in compagnia di Coco Schwab, storica assistente di Bowie, ed Ester Friedman, fidanzata di Iggy per sette anni, colei che immortala con la sua macchina fotografica i due Dum Dum Boys in giro per il quartiere a predominanza turca come due perfetti sconosciuti: è proprio quello che ci vuole, l’anonimato, per poter andare alle mostre, nei musei e nei bar storici aperti tutta la notte dell’enclave occidentale della DDR, in modo da assorbire l’atmosfera decadente e alienata di Berlino per poterla trasferire nei solchi di quei dischi. 

Ma veniamo al cofanetto: al suo interno, oltre a The Idiot e Lust for Life, ci sono T.V. Eye – Live 1977, album assemblato con registrazioni prese dal soundboard durante il tour del 1977 per onorare il contratto con la RCA – e in quattro brani compare Bowie alle tastiere –, un quarto album rinominato Edits + Out-Takes che raccoglie le versioni di alcuni brani usciti su 45 giri, versioni mixate differentemente e un’intervista a Iggy Pop sulla registrazione di The Idiot, e tre dischi che catturano i nostri due durante tre concerti del tour promozionale del disco, a Londra, Cleveland e Chicago, nel marzo del 1977.

Inoltre un libretto di 40 pagine racconta la genesi di The Idiot e raccoglie le testimonianze di Youth dei Killing Joke, Siouxsie Sioux, Martin Gore dei Depeche Mode e Nick Rhodes dei Duran Duran (!).

Molto materiale dunque, in grado di soddisfare i fan dei due artisti e di sottolineare ancora una volta l’importanza di quel periodo berlinese all’interno non solo delle loro discografie ma anche di quello che sarebbe successo di lì a poco.

«We learn dances, brand new dances like the nuclear bomb, when we're nightclubbing, bright white clubbing, oh isn't it wild?»

 

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