David Crosby & friends

Rarità, inediti e collaborazioni di David Crosby, dalle session di If I Could Only Remember My Name a Enzo Avitabile

David Crosby rarità
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pop

Dopo i nostri 10 pezzi dalla carriera "ufficiale" di David Crosby – che potete ascoltare qui – una rassegna di rarità e collaborazioni del grande musicista, scomparso a 81 anni.

– Leggi anche: 10 canzoni per David Crosby

Di un grande musicista, si dice, non si butta via nulla. Qualche volta a dispetto dell’evidenza che – forse – non proprio tutto sarebbe da salvare e tramandare ai posteri. Qualche altra volta, invece, si getta o si dimentica anche troppo, in una sorta di furor da horror pleni alla Nagisa Tatsumi in escandescenze e ansia da prestazione.

David Crosby, stella brillante dell’affollata e di per sé luminosa volta celeste californiana, non ha mai civettato granché con i propri archivi. S’era giusto concesso qualche anno fa, nel 2006, un bel cofanetto, Voyage, tutt’altro che esaustivo per quanto riguarda il carotaggio sistematico in un’opera che abbraccia parecchi decenni di attività.

A corrente alternata, lo sappiamo, e con parecchi buchi neri, ma sempre risolti con qualche bel guizzo di reni per rimettersi in carreggiata. Ad esempio nell’ultimo decennio, uno dei più fruttuosi della carriera.

Chi avesse qualche curiosità su collaborazioni e dischi non proprio ufficiali o in edizione speciale, che vadano a colmare lacune nella vita del baffuto compositore di “Guinnevere” e “Triad”, mitigando almeno parzialmente il rimpianto per una grande voce, una grande chitarra e un autore tra i più raffinati dell’universo popular, può prender nota di quanto segue.

If I Could Only Remember My Name - special edition

Il capolavoro della California riunita, il disco archetipo per il suono californiano, pubblicato a nome David Crosby il 22 febbraio del 1971, e frutto di intricate, assai lisergiche session tenutesi tra l’agosto del 1970 e il febbraio 1971 al 245 Hyde Studio di San Francisco. 

Con – a quanto si può ricostruire – Jerry Garcia, Neil Young, Graham Nash, Phil Lesh, Paul  Kantner, Jorma Kaukonen, Greg Rolie, Jack Casady, Mike Shrieve, Mickey Hart, David Frieberg. 

Nel 2021 la Rhino lo ha ripubblicato in doppio cd, e sul secondo dischetto spuntano gli inediti “Kids and Dogs”, “Games”, “The Wall Song”, "Bach Mode”, “Coast Road”, “Dancer” e “Fugue”, oltre a diverse versioni alternative dei brani racchiusi nel disco originale, a testimonianza di una febbrile, bruciante creatività in studio da parte di tutti i convenuti.

If I could remember David Crosby

Everybody Here Can Be In The Band

A proposito di quanto si diceva sopra, viene in aiuto Everybody Here Can Be In The Band. Queste “If I Could Only Rememnber My Name Sessions”,  pubblicate dalla Mainstream, fin dal titolo fanno comprendere che potrebbero esserci ulteriori ospiti. Di sicuro nel disco trovate due versioni della splendida “Mountain Song”, due jam, un brano intitolato “Loser” e altre versioni alternative dei brani ufficiali.

Everybody here David Crosby

Live At The Matrix, December 1970

La testimonianza, nel leggendario locale di Frisco, di una session con alcuni  dei musicisti che parteciperanno al debutto da solista di Crosby. In pratica una rappresentanza ufficiale degli amici Grateful Dead, nelle persone di Jerry Garcia, Phil Lesh e Mickey Hart. Ci trovate già “Cowboy Movie” e “Laughing”, in versioni decisamente diverse, alcuni blues, “Bertha” dei Dead, e “Motherless Children”.

Crosby Matrix

In Concert

Pubblicato nel 1996, In Concert è una delle pregevolissime registrazioni della King Biscuit Flower Hour, attente riprese dello “stato dell’arte” del rock da Philadelphia, poi in genere trasmesse per radio. In quel momento, lo “stato dell’arte” comprendeva il clamoroso ritorno di Crosby quasi vent’anni dopo If I Could, con Oh Yes I Can, sostanziosa – anche se non sempre memorabile – rinascita, che qui campeggia con la quasi totalità dei brani. 

Però ci sono anche “Guinnevere”, “Déja Vu”, “Wooden Ships”,  “Almost Cut My Hair”, “Long Time Gone”. 

Il disco lo trovate anche sotto il nome The Towering Inferno / The 1989 Broadcast, medesima fonte, ma un terzo dei brani in meno, dunque non vale la pena.

Crosby in concert

Le collaborazioni di David Crosby

La più celebre (o forse, la più celebrata) è quella del 2006 con David Gilmour, Sua Eccellenza la chitarra floydiana in rotta di collisione con Roger Waters. Sul palco del tour di On A Island (disco deboluccio, peraltro), Croz è con l’amico di sempre Graham Nash, a supportare con il gioco di squadra delle voci quella, peraltro sempre valida, dell’altro David. Ne trovate traccia nel dvd Remember That Night /Live At The Royal Albert Hall.

Un’altra bella collaborazione di Crosby è con il baldo giovanotto che si comporta, scrive e arrangia  come se l’anno sul calendario fosse il 1973. Dunque si tratta di modernariato scaltro, ma, concediamolo, con parecchio talento. Si parla del losangelino (come Crosby) Jonathan Wilson, che ha voluto accanto l’anziano signore della West Coast su Fanfare, suo secondo exploit solistico del 2013. Crosby ha la parte vocale principale (ma c’è anche Nash) su un brano che si intitola con il nome di un pianista supremo del free jazz, Cecil Taylor.

Ci teniamo per ultima segnalazione quella di cui, in Italia, possiamo andare più fieri: David Crosby a voce spiegata (e che voce, e che chitarra!) in duetto con Enzo Avitabile, forse il più improbabile e riuscito dialogo della storia recente della popular music. Le cronache riportano che per “E a maronn' accumparett’" in Africa, nel 2012, contenuto in Black Tarantella, il nostro fumigante partenopeo abbia coinvolto Crosby dicendogli che non era importante credere nella Madonna: bastava il senso di umanità per immaginarsi una donna di nome Maria che compare in Africa. Funziona, l’incrocio fra napoletano stretto e americano californiano largo? Eccome. Giudicate voi.

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