Animali liberi

Musiche dall'altro mondo per il ritorno degli Animal Collective, sempre più band di riferimento del nuovo "rock"

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Animal Collective Centipede Hz Domino Nel microcosmo bislacco del "collettivo animale" alberga un centopiedi elettrico, che marcia in direzione divergente rispetto ai luccichii elettronici del Merriweather Post Pavilion visitato tre anni fa. Dopo aver sdoganato la circolazione dei laptop nei circuiti alternativi, il quartetto - tornato tale col rientro in organico di Deakin, assente la volta scorsa - ridiventa nell'occasione quasi un gruppo rock. E propone un album dalla sfacciata attitudine esplorativa: se qualcuno pensava fosse venuto il momento di passare all'incasso, si sbagliava di grosso. Centipede Hz è un disco di arduo ascolto: complesso, stratificato, agitato da spinte centrifughe e visionario (meriterebbero un capitolo a parte i testi delle undici canzoni: come se li avessi scritti Dave Eggers, o giù di lì). La scommessa era di suonare come nessun altro sul pianeta Terra. E i quattro l'hanno vinta. Immaginate i Beach Boys in qualche girone infernale ("Wide Eyed"), l'hip hop a braccetto col progressive ("New Town Burnout"), armonie pastorali in orbita intorno a Marte ("Pulleys") e altre cose così. Un episodio per tutti: lo scintillante e arzigogolato "Monkey Riches": come se i Talking Heads esistessero ancora, ma nella quinta dimensione. Davvero musica dell'altro mondo.

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