Adrian Sherwood, dub al calor bianco

Il dubmaster Adrian Sherwood in concerto al Flowers Festival: una guida per restare aggiornati

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Sabato 13 luglio il produttore inglese Adrian Sherwood sarà di scena al Flowers Festival di Collegno (TO) con un dj set che si annuncia bollente, fatto di dub tonante con piccole divagazioni jazz, hip hop e post-punk, una scena quest’ultima di cui Sherwood può affermare senza tema di smentita di essere stato un elemento di spicco.

– Leggi anche: Dub di mezzanotte con Horace Andy e Sherwood

A completare la serata seguirà l’esibizione degli Africa Unite, per loro quasi un ritorno a casa.

«Un sacco di dub fu creato da etichette londinesi – avevano visto che c’era un mercato per quel genere. Cominciai a essere coinvolto in quel giro. Alle volte qualcuno arrivava dalla Giamaica, come Henry "Junjo" Lawes o qualche altro produttore, e portava tonnellate di dub version avanzate. Quegli album, Scientist Meets... chiunque o qualunque cosa, beh, non erano veri album, la gente non lo sa. Chris Cracknell alla Greensleeves Records li assemblava e s’inventava i titoli».

«Lui soprattutto prendeva un carico di versioni dub mixate da Scientist. Quei personaggi stuzzicavano la tua immaginazione, va detto: King Tubby, Keith Hudson, Augustus Pablo, Scientist e King Jammy. Ciò che Chris fece fu di mettere insieme questi album e dire "Oh, Scientist Meets... qualunque cosa", con delle copertine divertenti, e la gente pensò che fossero dischi nuovi creati appositamente» – Adrian Sherwood, intervista uscita su TapeOp

Adrian Sherwood è da sempre ossessionato dal suono. Da più di quattro decenni è uno dei migliori produttori e remixer al mondo e, quel che è più importante, costantemente innovativo, impiegando il suo tocco profondo con artisti quali Lee ‘Scratch’ Perry, Prince Far I, Bim Sherman, The Cure, Blur e Primal Scream, oltre a dare vita a nuovi suoni, di quelli che mandano il cervello in pappa, con gruppi leggendari come Tackhead, Mark Stewart + Maffia e African Head Charge, e alla sua etichetta On-U Sound, la cui influenza è difficilmente quantificabile. 

Ecco un video di Tackhead in omaggio alla memoria di Keith LeBlanc, il batterista recentemente scomparso.

Sarebbe troppo lungo ricostruire la carriera di Sherwood, produttore di cui abbiamo spesso scritto su queste colonne, e allora ci limitiamo a ricordare alcuni dei suoi lavori degli ultimi dieci anni, periodo in cui non sono mancati dischi di grande spessore.

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Cominciamo dai due volumi di Adrian Sherwood at the Controls (2015 e 2016), vale a dire alcune sue produzioni comprese nel periodo che va dal 1979 al 1990, ottima introduzione al lavoro di Sherwood per i neofiti ma anche interessante per gli adepti in virtù di qualche inedito e rarità di provenienza perlopiù giapponese.

«If the heavy metal boys or the boys in blue don't like the look of you, you'd better watch out, don't like the look of you, you'd better watch out»: la voce di Vivien Goldman fa la sua comparsa improvvisa sul dub pesantissimo di Sherwood, metafora della Londra ferita dalle violenze degli skinhead e della polizia negli anni a cavallo tra i 70 e gli 80.

Proseguiamo con alcune produzioni a cui abbiamo dato risalto al momento della loro pubblicazione e ci riferiamo innanzi tutto a Rainford (2019) e al suo dub companion Heavy Rain (2019) di Lee “Scratch” Perry, l’uomo a cui Sherwood ha salvato la carriera e forse la vita. 

Discorso simile per Horace Andy, coinvolto da Sherwood in Midnight Rocker (2022), fatto seguire dalla dub version Midnight Scorchers (2022): i due dischi sono poi stati raggruppati in Rockers & Scorchers.

L’anno precedente, il 2021, era stata la volta di Stepping into a New Age 1980-2012, cofanetto comprendente i quattro album ufficiali più un quinto, Avant Gardening, dedicato a rarità e inediti, dei New Age Steppers, gruppo in cui è transitato il who’s who delle scene post-punk e reggae inglesi: Viv Albertine (The Slits), Mark Stewart e John Waddington (The Pop Group), Bruce Smith e Sean Oliver (Rip, Rig + Panic), George Oban (all’epoca bassista degli Aswad), Vicky Aspinall (The Raincoats), Steve Beresford (The Flying Lizards) e Style Scott (il batterista dei Roots Radics, autentica leggenda della scena giamaicana).

Inoltre intorno al gruppo gravitavano Keith Levene, chitarrista nei PIL, e la giovanissima Neneh Cherry, vocalist coi già citati Rip, Rig + Panic. Solo due i punti fermi della formazione: Adrian Sherwood e Ari Up, sua grande amica nonché voce solista di The Slits.

E arriviamo allo scorso anno, con A Trip to Bolgatanga e Hostile Environment, gli album che hanno rappresentato il ritorno discografico di African Head Charge e Creation Rebel, quest’ultima formazione omaggiata lo scorso 29 marzo con il cofanetto High above Harlesden 1978-2023, sei CD contenenti la loro intera discografia più sette brani inediti e un booklet di 36 pagine.   

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E chiudiamo questo ripasso col disco Reset di Panda Bear e Sonic Boom che allietò il nostro agosto del 2022, o meglio con Reset in Dub dell’anno successivo, la re-immaginazione dell’album incisa da Sherwood nell’On-U Sound studio in compagnia, tra gli altri, di Doug Wimbish e Skip McDonald (Sugarhill Gang e Grandmaster Flash & The Furious Five, oltreché Tackhead e Maffia).

Se l’originale era un album pieno di colori, la versione di Sherwood va alla ricerca delle ombre, dando origine all’ennesimo capolavoro di una carriera memorabile che auspichiamo ancora lunga.

«I’m the dub shepherd, I’m the dub organizer» – Lee “Scratch” Perry

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