Il 2018 promette – già nella prima parte – alcune uscite discografiche eccellenti. Ecco che cosa ci aspetta fino alla fine dell'inverno.
19 gennaio
First Aid Kit, Ruins (Columbia)
Quarto album per Johanna e Klara Söderberg, sorelline svedesi appassionate di country a un passo dal successo. Originarie dei sobborghi di Stoccolma, hanno fatto gavetta come suonatrici ambulanti e piazzato il colpo nel 2008 su YouTube reinterpretando una canzone dei Fleet Foxes.
Tune-Yards, I Can Feel You Creep into My Private Life (4AD)
Ex burattinaia riconvertitasi alla musica, Merrill Garbus confeziona pop avant-garde con accenti esotici manipolando la propria voce e rendendola polifonica. Al quarto disco in carriera, fa ora coppia fissa con Nate Brenner.
26 gennaio
Calexico, The Thread That Keeps Us (Anti-)
Torna in scena la banda dell’Arizona guidata da Joey Burns e John Convertino, di cui notoriamente è estimatore Vinicio Capossela. Solita simbiosi fra tradizione e inventiva nel nono capitolo discografico di una serie cominciata nel 1997.
Dirtmusic, Bu Bir Ruya (Glitterbeat)
Dopo aver sostato in Mali, il progetto dei nomadi musicali Hugo Race e Chris Eckman fa tappa a Istanbul, approfittando della complicità dell’asso locale Murat Ertel (leader dei Baba Zula). L’esito non può che essere un’avvincente esperienza multiculturale.
Nils Frahm, All Melody (Erased Tapes)
Il compositore e pianista “neoclassico” tedesco presenta il frutto dei due anni di lavoro passati nello studio berlinese che si è costruito da sé – dal mixer all’organo a canne – in riva alla Sprea. Il risultato è perciò ancora più ambizioso del solito.
2 febbraio
Poppy Ackroyd, Resolve (One Little Indian)
Anche lei compositrice e pianista, nonché violinista, di estrazione accademica, l’artista inglese ha pronto un album in cui suona i suoi strumenti, oltre a spinetta e harmonium, per rielaborarli poi in multitraccia, affiancata da un ristretto ensemble strumentale.
9 febbraio
Calibro 35, Decade (Record Kicks)
L’uscita nazionale più interessante della stagione: sesta da studio in un decennio – come ricorda il titolo – per il quintetto “cinematografico”, lo mostra accompagnato da una piccola orchestra di archi, fiati e percussioni chiamata Esecutori di Metallo su Carta.
16 febbraio
Laurie Anderson & Kronos Quartet, Landfall (Nonesuch)
Prima collaborazione dell’artista newyorkese con la formazione cameristica californiana, già proposta dal vivo mescolando archi ed elettronica: “Malinconia da post millennio”, ha commentato il “New York Times”. Fonte d’ispirazione: la furia dell’uragano Sandy.
2 marzo
Jonathan Wilson, Rare Birds (Bella Union)
Per ora figura di culto, alla terza prova da solista il compositore e produttore statunitense tenta il grande salto, sulla scia della tournée insieme a Roger Waters. Un disco “massimalista”, a suo dire, con contributi di Father John Misty, Lana Del Rey e Laraaji.
9 marzo
David Byrne, American Utopia (Nonesuch)
Di tutti, il più atteso: a sei anni da Love This Giant con St. Vincent e addirittura quattordici dall’ultimo in proprio, Grown Backwards. Se n’è avuta notizia per vie traverse, causa annuncio intempestivo di Amazon (subito rimosso). Certo è che da inizio marzo sarà in tour con “canzoni nuove”. Dunque…