Vivaldi triumphans nel suggestivo Castel Sant’Angelo
La Genaux e Biondi, insieme a Europa Galante, in un interessante concerto monografico
Alla fine è stato il “Prete Rosso” il vero vincitore del concerto con cui si è aperto il ciclo “Sere d’arte”, curato da Cristina Farnetti all’interno della complessiva programmazione di ArtCity 2018. L’intelligente scelta del programma compiuta da Fabio Biondi, solista e direttore dell’ensemble Europa Galante, ha saputo mostrare aspetti meno noti ma altrettanto avvincenti della produzione di Antonio Vivaldi, ben graditi dal pubblico che riempiva la Cappella dei Condannati, all’interno di quel Castel Sant’Angelo che la notte romana rende ancor più affascinante. Biondi ha offerto una visione che oltrepassava non solo le conosciutissime Quattro Stagioni– la cui fama ancora rischia di eclissare tutte le altre opere – ma anche le altrettanto celebri raccolte di concerti, La Stravaganza e L’Estro armonico, per dirigersi innanzitutto verso il repertorio operistico. Approfittando della presenza di una interprete come Vivica Genaux, mezzosoprano di fama internazionale che si esibiva a Roma per la prima volta. Soprattutto in arie come Vorrei dirti il mio dolore (dall’opera Rosmina fedele) e Gelido in ogni vena (da Farnace) la Genaux ha declinato l’intensa carica espressiva della musica sfruttando non solo un affinato controllo della dinamica ma anche proponendo una significativa varietà timbrica, soprattutto quando la scrittura la portava a scendere nelle regioni più gravi. Con una naturalezza vocale che ben celava la completa padronanza della voce, la cantante ha affrontato anche le più insidiose agilità, specie quelle presenti in un’aria – Agitata tra due venti (dall’opera Griselda) – tra le più note all’interno di un repertorio operistico che tuttavia rivive oggi quasi sempre grazie a concerti come questo piuttosto che attraverso delle messe in scena integrali. E dire che proprio nelle Sinfonie d’opera proposte da Europa Galante, quella dalla citata Griselda e quella dallo sconosciuto Ercole sul Termodonte, è emerso un Vivaldi ricco di novità, a pieno titolo protagonista nel progressivo sviluppo della scrittura strumentale che contraddistingue la sinfonia settecentesca. Ruolo di prim’ordine, nell’ampio panorama della storia della musica della prima metà del secolo XVIII, testimoniato anche dal Concerto per violino, archi e basso continuo in si bemolle maggiore RV 367, in cui Biondi ha affrontato con sicurezza – forse più evidente nella cura dell’intonazione che nella morbidezza dell’arco – una complessità tecnica ormai molto prossima a quella che contraddistinguerà l’opera di un altro grande, Giuseppe Tartini.
Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche
Jonas di Carissimi e Vanitas di cinque compositori contemporanei hanno chiuso le celebrazioni per i trecentocinquanta anni dalla morte del grande maestro del Seicento
Il primo pianista francese a vincere il Čajkovskij di Mosca conquista il pubblico milanese con un interessante quanto insolito programma.