A Versailles diverte l’uomo Femina di Galluppi
Due naufraghi finiscono su un'isola governata dalle donne dove gli uomini sono sottomessi e pure civettuoli. La scena si apre infatti con Gelsomino, l’uomo-femina favorito della principessa guerriera Cretidea, che ha una divertentissima crisi di nervi con finte palpitazioni e finto svenimento, tutto l’agita e l’afflige, perché non è soddisfatto di come è stata realizzata la sua acconciatura. Ma l’arrivo di Roberto e Giannino rimette in discussione i ruoli di tutti. L'uomo Femina, il dramma gioioso di Baldassare Galuppi, su libretto di Pietro Chiari creato a Venezia nel 1762, tratta dunque un tema attuali più che mai, quello del rapporto uomo-donna, e ha ben meritato una nuova produzione dell'Opéra Royal du Château de Versailles, delegata all'Opéra de Dijon per la realizzazione di scene e costumi e a Digione infatti l’opera è stata anticipatamente presentata lo scorso novembre. La parte musicale è stata affidata alla bacchetta esperta di Vincent Dumestre e al suo ensemble di musica barocca Le Poème Harmonique, nonché ad un cast di giovani cantanti di ottimo livello. Ed è a loro, voci e musicisti, che si deve sopratutto il successo dello spettacolo perché la regia di Agnès Jaoui e le scene di Alban Ho Van funzionano ma senza particolare creatività, l'allestimento è piuttosto statico e prevedibile, centrato su un porticato fisso con a lato una vasca piccolina e nemmeno tanto sfruttata, da un’opera barocca e da giovani realizzatori ci si aspetta un po’ più di inventiva, ma per fortuna non manca la brillantezza negli interpreti. La scena è pure ben servita dalle luci di Dominique Bruguière che vivacizzano anche il fondale. L’ottima esecuzione dell’orchestra, energica e precisa, consente di riscoprire un compositore con piacevoli tratti d’originalità, anche con reminescenze di melodie popolari, elegante e vario, con un uso sapiente dei contrasti di tempo e di tonalità che il direttore Dumestre mette ben in rilievo, molto belle le pagine che descrivono la tempesta, della natura ma anche poi dei sentimenti. Davvero ben riuscito il personaggio di Gelsomino affidato alla bravura interpretativa del baritono Anas Séguin, perfetto per la parte, voce maschile potente con qualche riuscita agilità e, sopratutto, con naturalissime movenze femminili, ben valorizzato pure dai costumi di Pierre-Jean Larroque, assai ironici, sopratutto quelli degli uomini-femina, presentati come creature delicate e fantasiose, in contrasto con le armature possenti e virili delle guerriere e, ovviamente, la sobrietà d’abito del naufrago Roberto che rifiuta di sottomettersi e trasformarsi in donna. Pettinature e trucco sono un ottimo lavoro di Julie Poulaine. La principessa Cretidea è interpretata dal mezzosoprano Eva Zaïcik, che si fa ammirare per acuti luminosi e virtuosismo, brava a mostrasi tanto imperiosa e regale quanto poi furiosa e debole quando si innamora; le altre due guerriere che scoprono i naufraghi e se li vorrebbero tenere per sé, sono le due mezzosoprano Lucile Richardot come Ramira, che si distingue per piglio scenico e presenza carismatica, voce più scura e canto più grave la distinguono da Victoire Bunel che invece è la più dolce e lirica soldatessa Cassandra che, infine, si scoprirà essere la sorella perduta di Roberto e tale rivelazione risolve la crisi scatenata con Cretidea che vorrebbe pure prendersi l’uomo. Roberto è il baritono Victor Sicard, bella voce, solo un po’ rigido in scena e con accenti nelle frasi un po’ troppo marcati, teatrali e innaturali; più disinvolto il tenore François Rougier nella parte del servo Giannino che si lascia trasformare docilmente in uomo-femina secondo gli usi dell’isola, divertentissimo vederlo arrivare in minigonna e borsettina, così come sono molto divertenti i travestimenti dei due poveri assistenti dell’isterico, tutto finto e falso, Gelsomino che finirà in disgrazia. Piacevolissimi il tutti insieme sia del primo atto che del finale dell’opera conclusa tra i sorrisi e gli applausi calorosi della sala.
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