Utrecht suona Inglese II
La meraviglia di ascoltare Purcell
Recensione
classica
Se esistesse l'equivalente della sindrome di Stendhal, detta anche sindrome di Firenze, applicata alla esperienza dell'ascolto di molte musiche concentrate in un solo luogo si potrebbe coniare un analogo complesso di sintomi chiamandolo magari sindrome di Purcell, detta anche sindrome di Utrecht. Ad un certo punto della giornata si entra in uno stato confusionale, per le vertigini provocate da un concerto più bello dell'altro, e per esempio non sai più se hai sentito King Arthur la sera prima o nei giorni precedenti, perché la dimensione del tempo viene completamente stravolta. Non so se succede la stessa cosa nei festival di cinema e di teatro, o se è l'esperienza dell'ascolto musicale che di per sé è già una percezione differente del tempo.
In ogni caso King Arthur eseguito dagli ensembles Vox Luminis e La Fenice ha deliziato il pubblico della grande sala del TivoliVredenburg rappresentando uno dei momenti culminanti, fino ad ora, del Festival di musica antica; ma la giornata era già iniziata bene, con le musiche del napoletano Nicola Matteis, londinese di adozione, eseguite dal simpatico ensemble Gli Incogniti. In ogni caso il concerto principale delle 20 non è sempre il più interessante, e i concerti diurni o quelli di seconda serata possono rivelare piacevoli sorprese e permettono di scoprire o approfondire le musiche di autori poco noti. È il caso del duo costituito da Vittorio Ghielmi e Luca Pianca, che giocando sulle affinità fra viola da gamba e liuto con delicatezza e sottile ironia ha presentato anche le musiche di Thomas Robinson e Christopher Simpson, o di Luca Guglielmi che ha dedicato la prima parte del suo magistrale concerto clavicembalistico a Giovanni Battista Draghi, altro italiano attivo in Inghilterra all'epoca della Restaurazione. Lo stesso vale per l'impeccabile ensemble vocale Cinquecento, che si è concentrato sui mottetti di Christopher Tye, e per il giovane ensemble strumentale Masques, che ha privilegiato le suites di John Jenkins. Ma anche nel caso di autori famosi come Purcell si possono ascoltare composizioni eseguite raramente, come ha affermato il poliedrico Richard Egarr che ha proposto tre suites per clavicembalo nelle quali brilla l'inconfondibile genio dell'Orfeo Britannico.
Nel frattempo Vox Luminis ha messo a segno il suo terzo concerto, dedicato agli anthems di quattro generazioni di compositori inglesi, e il Dunedin Consort ha eseguito una versione abbreviata senza scene e costumi, di Venus and Adonis di John Blow, che pur essendo stata definita la prima opera inglese, conserva ancora le caratteristiche del masque, il genere di spettacolo musicale di corte inglese per eccellenza. Siamo praticamente a metà Festival e anche se c'è ancora molto da ascoltare una delle cose che colpisce di più è la partecipazione del pubblico, che per chi non è del posto è abbastanza sorprendente. Non solo applaude a lungo, anche durante i concerti, ma si alza quasi sempre in piedi manifestando un apprezzamento entusiastico. Ogni sala è quasi sempre piena, a qualunque ora, sia che si tratti di una chiesa, piccola come la Lutherse o grande come la Jacobi, sia dei due auditorium del TivoliVredenburg. Ma il grande edificio a ridosso della Stazione Centrale di Utrecht con le sue cinque sale principali è un vero e proprio palazzo della musica, dove convergono e coabitano diversi generi musicali, dal jazz al rock, e dalla dance alla musica classica, e dunque diverse generazioni di fruitori. Il suo interno è labirintico, poiché le sale sono disposte perpendicolarmente, e ad un primo sguardo non è facile capire il gioco dei volumi interni che si intersecano in varie direzioni. Una serie di scale mobili collega i diversi piani offrendo la visione parziale degli spazi, oltre che della città. Ci lavorano circa 500 persone, e può accogliere in complesso 7.000 spettatori. Il Festival di musica antica pur essendo il più noto e prestigioso, è solo uno dei numerosi eventi che animano questo "sonorificio". La particolare attenzione nei confronti delle attività musicali si coglie sia nella politica della municipalità, che le incentiva, sia nelle iniziative private, favorite dalla presenza di una grande comunità giovanile, circa un quarto della popolazione. Come spiega Renée Heijnen, consulente musicale del Comune di Utrecht, la presenza dell'Università e la forte tradizione accademica delle discipline umanistiche, favoriscono e stimolano la ricerca, e contribuiscono a determinare il carattere e il clima culturale e sociale di questa città.
In ogni caso King Arthur eseguito dagli ensembles Vox Luminis e La Fenice ha deliziato il pubblico della grande sala del TivoliVredenburg rappresentando uno dei momenti culminanti, fino ad ora, del Festival di musica antica; ma la giornata era già iniziata bene, con le musiche del napoletano Nicola Matteis, londinese di adozione, eseguite dal simpatico ensemble Gli Incogniti. In ogni caso il concerto principale delle 20 non è sempre il più interessante, e i concerti diurni o quelli di seconda serata possono rivelare piacevoli sorprese e permettono di scoprire o approfondire le musiche di autori poco noti. È il caso del duo costituito da Vittorio Ghielmi e Luca Pianca, che giocando sulle affinità fra viola da gamba e liuto con delicatezza e sottile ironia ha presentato anche le musiche di Thomas Robinson e Christopher Simpson, o di Luca Guglielmi che ha dedicato la prima parte del suo magistrale concerto clavicembalistico a Giovanni Battista Draghi, altro italiano attivo in Inghilterra all'epoca della Restaurazione. Lo stesso vale per l'impeccabile ensemble vocale Cinquecento, che si è concentrato sui mottetti di Christopher Tye, e per il giovane ensemble strumentale Masques, che ha privilegiato le suites di John Jenkins. Ma anche nel caso di autori famosi come Purcell si possono ascoltare composizioni eseguite raramente, come ha affermato il poliedrico Richard Egarr che ha proposto tre suites per clavicembalo nelle quali brilla l'inconfondibile genio dell'Orfeo Britannico.
Nel frattempo Vox Luminis ha messo a segno il suo terzo concerto, dedicato agli anthems di quattro generazioni di compositori inglesi, e il Dunedin Consort ha eseguito una versione abbreviata senza scene e costumi, di Venus and Adonis di John Blow, che pur essendo stata definita la prima opera inglese, conserva ancora le caratteristiche del masque, il genere di spettacolo musicale di corte inglese per eccellenza. Siamo praticamente a metà Festival e anche se c'è ancora molto da ascoltare una delle cose che colpisce di più è la partecipazione del pubblico, che per chi non è del posto è abbastanza sorprendente. Non solo applaude a lungo, anche durante i concerti, ma si alza quasi sempre in piedi manifestando un apprezzamento entusiastico. Ogni sala è quasi sempre piena, a qualunque ora, sia che si tratti di una chiesa, piccola come la Lutherse o grande come la Jacobi, sia dei due auditorium del TivoliVredenburg. Ma il grande edificio a ridosso della Stazione Centrale di Utrecht con le sue cinque sale principali è un vero e proprio palazzo della musica, dove convergono e coabitano diversi generi musicali, dal jazz al rock, e dalla dance alla musica classica, e dunque diverse generazioni di fruitori. Il suo interno è labirintico, poiché le sale sono disposte perpendicolarmente, e ad un primo sguardo non è facile capire il gioco dei volumi interni che si intersecano in varie direzioni. Una serie di scale mobili collega i diversi piani offrendo la visione parziale degli spazi, oltre che della città. Ci lavorano circa 500 persone, e può accogliere in complesso 7.000 spettatori. Il Festival di musica antica pur essendo il più noto e prestigioso, è solo uno dei numerosi eventi che animano questo "sonorificio". La particolare attenzione nei confronti delle attività musicali si coglie sia nella politica della municipalità, che le incentiva, sia nelle iniziative private, favorite dalla presenza di una grande comunità giovanile, circa un quarto della popolazione. Come spiega Renée Heijnen, consulente musicale del Comune di Utrecht, la presenza dell'Università e la forte tradizione accademica delle discipline umanistiche, favoriscono e stimolano la ricerca, e contribuiscono a determinare il carattere e il clima culturale e sociale di questa città.
Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche
classica
Jonas di Carissimi e Vanitas di cinque compositori contemporanei hanno chiuso le celebrazioni per i trecentocinquanta anni dalla morte del grande maestro del Seicento
classica
Il primo pianista francese a vincere il Čajkovskij di Mosca conquista il pubblico milanese con un interessante quanto insolito programma.