Un Otello così classico

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Recensione
classica
Teatro Lirico di Cagliari Cagliari
Giuseppe Verdi
07 Febbraio 2003
Gli spettatori cagliaritani hanno affollato tutte le recite dell'Otello firmato da Alberto Fassini e Renato Palumbo, opera che mancava a Cagliari da 17 anni. Lo spettacolo, che riprendeva un allestimento del San Carlo di Napoli, era improntanto ad un gusto classico, molto tradizionale. Con gli eleganti costumi di Odette Nicoletti, le luci sobrie di Guido Levi, le scene di Mauro Carosi, imperniate su quattro giganteschi archi, fatti di possenti strutture murarie, che modulavano lo spazio scenico nei quattro atti: trasformandosi di volta in volta in ponti levatoi, con cancelli e catene, nelle mura del giardino, nei sontuosi portali della gran sala del castello, addobbata di tappeti e stendardi, nelle tetre pareti della camera di Desdemona, con paraventi bianchi e un altarino. I cantanti e il coro si muovevano con gesti eleganti e sempre rispettosi delle convenzioni del teatro d'opera, su un bel pavimento che riproduceva marmi veneziani (ma visibile solo dai loggioni). Tutto così classico, da apparire già visto. Così composto, da rendere statica anche la scena della tempesta all'inizio dell'opera, nonostante le masse corali e il movimento delle nuvole sul fondale. Così lontano dall'idea che il repertorio del passato possa trovare una nuova vita proprio attraverso la sua rappresentazione visiva. Palumbo (direttore verdiano in ascesa, che negli ultimi tre anni ha diretto a Cagliari Traviata, Nabucco e Trovatore) ha fatto bene la sua parte sul podio, ottenendo effetti incandescenti e struggenti, ma evitando gli eccessi, e curando l'omogeneità degli insiemi. Chicca dell'edizione cagliaritana di Otello è stata l'esecuzione dei ballabili del terzo atto, che Verdi aveva composto per la rappresentazione parigina del 1894: danze ammirevoli per le venature orientali e la raffinatezza della strumentazione, presentate con una coreografia stilizzata ed efficace di Micha van Hoecke. Grandi voci per i due protagonisti, attesi al Metropolitan per l'Otello diretto da Gergiev: Vladimir Galouzine è stato un Otello fiero, non folle, capace di scatti di violenza molto verosimili, dotato di un energia vocale inesauribile e di un bel timbro scuro. Peccato che questo colore non si armonizzasse sempre bene con le altre voci, e che la dizione non fosse tra le più nitide. Perfetta Barbara Frittoli, per l'eleganza del fraseggio, l'emissione morbida e ricca sfumature espressive, commovente non solo nell'Ave Maria, nella Canzone del salice, ma anche nel filo di voce con il quale canta le sue ultime parole "Muoio innocente", riversa sul letto. Applauditissimo lo Jago di Lucio Gallo, voce copiosa, ben timbrata, ma non sempre controllata e forse poco adatta ad incarnare la sottile perfidia del suo personaggio. Meno interessante la voce piccola di Javier Palacios (Cassio) e quella di Rossana Rinaldi (Emilia).

Note: allestimento del Teatro di San Carlo di Napoli

Interpreti: Otello Vladimir Galouzine/Daniel Muñoz (10-16/2); Desdemona Barbara Frittoli/Maria Pia Ionata (10/2); Jago Lucio Gallo/Yasuo Horiuchi (10-16/2); Emilia Rossana Rinaldi/Elena Traversi; Cassio Javier Palacios; Roderigo Enrico Cossutta; Lodovico Carlos Esquive; Montano Giuseppe Riva

Regia: Alberto Fassini

Scene: Mauro Carosi

Costumi: Odette Nicoletti

Coreografo: Micha van Hoecke

Orchestra: Orchestra del Teatro Lirico

Direttore: Renato Palumbo

Coro: Coro del Teatro Lirico

Maestro Coro: Paolo Vero

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