Anche di fronte a un'eccellente realizzazione del Don Giovanni si possono scrivere pagine e pagine per elencare quello che manca, perché la sua ricchezza di significati esclude a priori che si possa darne in una volta sola un'interpretazione esaustiva ma rimane sempre un margine irrisolto. Proprio per questo non si può rimpiangere nella regia di Luigi Proietti la mancanza d'una netta e quindi unilaterale interpretazione filosofica o psicanalitica o morale o metafisica, perché giustissimamente questo straordinario e poliedrico uomo di teatro, che ha il vezzo di definirsi semplice e ingenuo, punta direttamente alla teatralità intrinseca del Don Giovanni, che sta innanzitutto nel prodigioso equilibrio tra tragico e comico. Ma, per non dare la prevalenza a nessuno di questi due aspetti, finisce col mettere la sordina ad entrambi: ne risulta una regia perfino troppo calcolata, raffinata e stilizzata, probabilmente anche condizionata -anzi letteralmente ingabbiata- dalle imponenti, eleganti e fredde scene di Quirino Conti e dai suoi costumi altrettanto eleganti e freddi, che non fanno quasi differenze tra nobili e plebei. Si riconosce la grande esperienza del palcoscenico di Proietti nella gestualità, contenuta ma sempre varia e mai sterotipata, con cui dà movimento anche alle arie, ma alla lunga questi dettagli non compensano la mancanza di scelte decise e coraggiose. In palcoscenico agisce un cast di lusso. Roberto Scandiuzzi ha l'aspetto e la voce (più pieno e duttile il registro grave che quello acuto) di Don Giovanni, ma si sente che è quasi debuttante nel ruolo e se ne resta un po' alla superficie: qui non basta essere aristocratico e affascinante, Don Giovanni deve essere anche inafferrabile, insinuante, tenebroso, protervo e demoniaco. Pur senza possedere una vocalità altrettanto sontuosa, Natale De Carolis è un Leporello completo, comico ma anche sinistro. Donna Anna è Mariella Devia: la sua perfezione vocale (qualche nota comincia a essere un po' fissa, alla tedesca, ma in Mozart non guasta) non ha certo bisogno d'essere ribadita, ma questa volta va anche sottolineata la sua intensa e totale identificazione col personaggio. Le risponde adeguatamente Anna Caterina Antonacci, che, senza alterare la purezza stilistica, dà a Donna Elvira un coinvolgente e palpitante patetismo, facendoci perfino dimenticare che forse Mozart prende sottilmente in giro le sue pene e le sue smanie (ce lo ricorda Proietti, facendola seguire ovunque da un servitore che trasporta sempre più stremato le sue valigie). L'ottimo Don Ottavio di Raul Gimenez, che dà un'incantata perfezione alle sue due arie, completa in modo ideale il gruppo aristocratico. Di buon livello anche la coppia di contadini: vivace e sensuale ma anche un po' leziosa la Zerlina di Elizabeth Norberg-Schulz, più concreto e popolaresco il Masetto di Alex Esposito. Si sarebbe invece desiderato qualcosa di più dal Commendatore di Andrzej Saciuk. Gianluigi Gelmetti propone una sua seducente visione di Mozart, morbido più che incisivo, ricco d'ombreggiature più che di colori. Ed è anche grazie alla sua direzione che il cast, complessivamente eccellente ma piuttosto eterogeneo, ha raggiunto una totale omogeneità, nonostante qualche residuo squilibrio tra buca e palcoscenico nei pezzi d'insieme, destinato sicuramente a sparire nelle repliche. Per una volta, sia merito di Mozart o di Proietti, il teatro romano, spesso desolantemente semivuoto, si è finalmente riempito.
Note: Nuovo allestimento
Interpreti: Scandiuzzi/Vinco, De Carolis/Gagliardo, Gimenez/Schneider,
Devia/Isaev, Antonacci/Tsirakidis, Norberg-Schulz/Cherici,
Esposito/Ruggeri, Saciuk/Spotti
Regia: Luigi Proietti
Scene: Quirino Conti
Costumi: Quirino Conti
Orchestra: Coro e orchestra del Teatro dell'Opera
Direttore: Gianluigi Gelmetti
Coro: Coro e orchestra del Teatro dell'Opera
Maestro Coro: Andrea Giorgi