Un curioso omaggio a Puskin
Glazunov, Rachmaninoff e Janacek nel concerto di Valcuha all'Accademia di Santa Cecilia
Recensione
classica
Nella programmazione delle stagioni sinfoniche italiane - basate principalmente sul grande repertorio: amatissimo, ma sempre quello - non capita spesso di sentire in un solo concerto due brani nuovi all'ascolto, sebbene in questo caso risalenti a circa cent'anni fa. Ce ne ha offerta l'occasione Juraj Valcuha, che ha scelto di iniziare con la Cantata commemorativa per Puskin, scritta da Glazunov per il centenario della nascita del grande poeta russo. Il testo dell'arciduca Costantino, nipote dello zar Nicola I, è molto banale, tanto che perfino la retorica dei versi iniziali e finali è da preferirsi ai tentativi lirici della parte centrale. Ma Glazunov è un musicista dalla tecnica affilata e riesce a compensare la povertà del testo con un'armonia e un'orchestrazione che tengono sempre desta l'attenzione, cui aggiunge un'invenzione melodica gradevole e seducente, seppure non originalissima. Composta nel 1899, era una novità per Roma. Anche la Sinfonietta di Janacek, del 1926, è di rara esecuzione, forse perché è difficile e costoso mettere insieme i venticinque ottoni richiesti dalla partitura, tra cui quattordici trombe! È l'ultimo lavoro per orchestra del compositore moravo e appartiene agli anni della sua seconda giovinezza: tranne brevi momenti dai colori cupi o malinconici, è una musica prevalentemente festosa, vivace, carica di energia, con un'inesauribile invenzione ritmica e melodica, che attinge al canto popolare ma lo rielabora profondamente. Successo buono per Glazunov e buonissimo per Janacek ma niente di paragonabile con gli applausi che sono scattati dopo il Concerto n. 3 di Rachmaninoff, scelto per il suo debutto a Santa Cecilia da Federico Colli, considerato uno dei giovani talenti pianistici più interessanti del momento: ha superato con sicurezza le difficoltà tecniche di cui questo lunghissimo concerto abbonda, ma si è avuta l'impressione che la scelta di questo pezzo non sia stata felicissima, perché non gli ha permesso di far valere le doti di purezza del suono, di raffinata cantabilità e di misura interpretativa che ha mostrato poi nei due bis, un'aria di Haendel e un corale di Bach, trascritti per pianoforte da lui stesso. Valcuha ha concertato con grande cura tutti e tre i brani in programma, tenendosi lontano dalla tentazione dell'enfasi, cui sarebbe stato facile cedere in Rachmaninoff e a tratti anche in Glazunov. L'orchestra e il coro stessi l'hanno calorosamente applaudito. Da ricordare anche la buona prestazione del mezzosoprano Julia Gertseva e del tenore Francesco Toma in Glazunov.
Interpreti: mezzosoprano Julia Gertseva; tenore Francesco Toma
Orchestra: Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Direttore: Juraj Valcuha
Coro: Coro dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Maestro Coro: Ciro Visco
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