Un Barbiere contemporaneo

Un  nuovo allestimento del rossiniano Barbiere di Siviglia ha animato il palcoscenico del Teatro “G.B. Pergolesi” di Jesi

 Il barbiere di Siviglia
Il barbiere di Siviglia
Recensione
classica
Teatro G.B. Pergolesi, Jesi
Il barbiere di Siviglia
03 Novembre 2023 - 05 Novembre 2023

Tutta giocata sul filo della comicità, la regia di Luigi de Angelis, che ha curato anche scene e luci, affiancato da Chiara Lagani per i costumi (entrambi  fondatori della compagnia Fanny & Alexander) ha fatto leva soprattutto sulla verve del libretto, al punto da far divenire i recitativi i veri fulcri dell’interesse e del divertimento del pubblico. E ciò anche e soprattutto grazie alle capacità attoriali dei cantanti, in primo luogo Gurgen Baveyan in uno spigliatissimo Figaro, Dave Monaco in Almaviva, spassoso sia come Lindoro che nei suoi travestimenti, Roberto Abbondanza in Bartolo, stoffa da vero attor comico, e Chiara Amarù in una furba e pettegola Rosina. De Angelis ha valorizzato anche il personaggio di Berta, molto presente in scena nonostante i rari interventi musicali del personaggio.

 

Grande vivacità drammaturgica quindi, infarcita di gags ben incardinate  nell’azione che hanno mosso l’ilarità del pubblico: una tra tutte la battuta di Rosina che apre la scena quattordicesima del primo atto (“Ora mi sento meglio”) pronunciata dopo il dialogo con Figaro che le rivela il nome dell’innamorata di Lindoro, ma riferita anche al suo appetito appagato, perché un rider di Glovo ha appena consegnato  una pizza che entrambi hanno mangiato di gusto. Oppure Basilio, “giallo come un morto”, cacciato via  a suon di spruzzate di disinfettante, tutti con il dispenser in mano, e don Bartolo anche con la mascherina.

 

L’ambientazione dell’azione è, come si è già compreso, nella contemporaneità, ma utilizzando un espediente antico (proprio delle  sacre rappresentazioni medievali) che permette di vedere contemporaneamente vari ambienti, in cui sono i personaggi a spostarsi. Quindi un Barbiere ambientato in uno spaccato di vita quotidiana dove accanto alla vicenda narrata nel libretto, ai suoi luoghi (la bottega di Figaro, la casa di don Bartolo, la strada sotto la casa) e ai suoi personaggi vivono altre realtà:  ci sono la strada, la città, con le persone che passano (studenti che vanno a scuola, senzatetto, anziani, disabili, operatori ecologici, joggers), e in un appartamento confinante con quello di don Bartolo un gruppo di ragazzi che suonano il  rock e ballano. Tutti elementi che non hanno interferito con  l’azione e che si son innestati nella drammaturgia con un certo garbo.

 

La compagnia di canto, oltre alle doti di recitazione che si son  dette, ha evidenziato buone capacità musicali: molto duttile e agile la voce di Chiara Amarù, sempre ben intonato Dave Monaco, giovane talento del repertorio rossiniano, a suo agio nella parte e mai forzato, anche nella difficile “Ah, il più lieto, il più felice”; Gurgen Baveyan, armeno, già insignito di diversi riconoscimenti, ha dominato la parte di Figaro con sicurezza, anche per averla interpretata in diverse produzioni; molto bravo,  sicuro e di grande esperienza  Roberto Abbondanza e molto bene sia per il bel timbro di voce che per la vivace presenza scenica anche la Berta di Paola Valentina Molinari, soprano molto apprezzato  nel repertorio barocco. Un po’ spento è apparso  il Basilio di Arturo Espinosa,  anche per una emissione che appariva poco voluminosa. Buone  le prove di Tommaso Corvaja e Giorgio Marcello, nei panni rispettivamente di Fiorello e di Ambrogio.

La direzione di Francesco Pasqualetti, alla guida della FORM-Orchestra Filarmonica Marchigiana, ha lasciato a desiderare: troppo spesso le voci erano coperte dall’orchestra, perché il gesto molto ampio chiedeva eccessivo volume, specie nei crescendo, senza prestare attenzione al palcoscenico; e  l’orchestra non ha dato una delle sue prove migliori: suoni impastati, a volte stridenti, eccessivo peso alla sezione delle percussioni. Il coro Lirico Marchigiano Bellini non era in scena, ma posizionato in buca o comunque non visibile.

 

La recita del 5 novembre era  accessibile anche a non vedenti/ipovedenti e a non udenti/ipoudenti con un percorso inclusivo e sensoriale prima dell’opera condotto da Serena Stronati, alla scoperta della voce educata al canto lirico, in compagnia di alcuni artisti. Durante lo spettacolo oltre ai sopratitoli, era attivo un servizio di audiodescrizione dal vivo con brevi descrizioni di ciò che avveniva in scena; a margine dell’opera anche video inclusivi in Lingua dei Segni Italiana (LIS) su scenografie, costumi e scelte registiche. La proposta di inclusione era nell’ambito del cartellone regionale “Marche For All. Percorsi di Arte e Spettacolo per un turismo culturale accessibile”.

 

Il pubblico ha mostrato di gradire lo spettacolo, ed ha  applaudito a lungo gli interpreti.

 

 

 

 

 

 

 

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