Turandot è ricchissima di opportunità per il direttore e il regista e di problemi per i due protagonisti. Fatta questa premessa, si può dire che, in un certo senso, al Teatro dell'Opera tutto si è svolto nel modo più prevedibile, a cominciare dalla direzione di Pinchas Steinberg, che già altre volte ci aveva dato in Puccini una direzione "sinfonica", che era forse anche troppo sinfonica quando sul leggio c'era la Butterfly, ma è perfetta per esaltare quell'inesauribile cornucopia di invenzioni che è la lussureggiante scrittura orchestrale inventata dall'ultimo Puccini per questa favola cinese a base di fantasia e passione, crudeltà e sfarzo, ironia e morte. Una direzione analitica che però non si sperde in mille rivoli e tiene ben salda la coerenza dell'insieme, che non si abbandona a facili effetti ma è teatralissima, che mette in rilievo il novecentismo di Puccini e al contempo non nega le eterne passioni melodrammatiche.
Le scene di Nicola Rubertelli e i costumi di Odette Nicoletti sfuggono alla trappola del bric-à-brac e si ispirano all'autentica Cina dei tempi remotissimi, all'esercito di terracotta e ai palazzi-torre, cioè a quel che sulla Cina ci dicono gli archeologi e non gli arredatori dei ristoranti cinesi. Scene evidentemente concordate con Roberto De Simone, che, da appassionato studioso delle tradizioni popolari qual è, anche in questa favola totalmente inventata da Gozzi ritrova gli elementi eternamente validi di tutte le fiabe: l'epoca remota, le suggestioni arcane, il mistero, la crudeltà, la paura, il rituale delle prove da superare.
Si è già accennato alle difficoltà contro cui hanno combattuto i due protagonisti, Evelyn Herlitzius e Marcello Giordani: entrambi erano in una forma vocale non smagliante, ma hanno trovato a tratti qualche buon momento. Molto bene gli altri, tra cui bisogna segnalare Carmela Remigio, che non ha una voce pucciniana ma ha intelligenza e temperamento da vendere e nel terzo atto è una Liù straordinaria.
NB L'opera è finita col compianto sulla morte di Liù, liberandoci dall'ascolto del più brutto finale che Puccini abbia scritto: infatti non l'ha scritto lui.
Note: Allestimento del Teatro Petruzzelli di Bari
Interpreti: Evelyn Herlitzius/Elena Popovskaya, Carmela Remigio/Maija Kovalevska, Marcello Giordani/Kamen Chanev/Bogdan Roman, Roberto Tagliavini, Simone Del Savio, Saverio Fiore, Gregory Bonfatti, Gianfranco Montresor, Chris Merritt
Regia: Roberto De Simone, ripresa da Mariano Baduin
Scene: Nicola Rubertelli
Costumi: Odette Nicoletti
Orchestra: Orchestra del Teatro Dell'Opera di Roma
Direttore: Pinchas Steinberg
Coro: Coro del Teatro dell'Opera di Roma e Coro di Voci Bianche del Teatro dell'Opera
Maestro Coro: Roberto Gabbiani (Josè Maria Sciutto maestro del Coro di Voci Bianche)
Luci: Agostino Angelini