Sono passati otto anni dai [i]Meistersinger[/i] che aveva allestito al Festspielhaus chiamata dal padre Wolfgang, al crepuscolo del suo lungo regno sulla collina verde. Annunciato da anni, Katharina Wagner torna ora con un [i]Tristan[/i] meno giovanilmente sfacciato ma anche meno vitale e decisamente più prudente. La novità dell’edizione 2015 del Festival wagneriano è uno spettacolo ricco di idee e con più di una bella immagine, ma piuttosto diseguale nello sviluppo e probabilmente destinato a qualche aggiustamento nel classico percorso pluriennale delle produzioni bayreuthiane.Non è mai finito l’amore fra Isolde e Tristan né ha bisogno di filtri magici per rivivere: c’è e esplode già al loro primo incontro sul vascello diretto in Cornovaglia, un labirinto di scale semoventi fra Piranesi e Escher nella scena di Schlößmann e Lippert. Che il loro amore sia disperato lo dice con toni ben più cupi e pessimisti del libretto il seguito, con i due rinchiusi in una prigione dalle alte pareti cupe e scivolose controllati a vista da re Marke e dai suoi sgherri vestiti color senape nel secondo atto (il meno riuscito). Rinchiusi in una gabbia metallica, gli amanti pronunciano l’invocazione alla notte sotto le luci delle fotoelettriche. Non c’è estasi ma violenza: quella di Tristan che si lacera gli arti contro la gabbia, quella di Marke che si riprende Isolde trascindandola con sé e quella di Melot che assesta a Tristan una vile coltellata alle spalle. Più astratto e convincente il terzo atto, animato dalle luci magiche di Reinhard Traub, nel quale si consuma l’agonia di Tristan fra continue e inafferrabili visioni di Isolde e infine la morte senza il conforto dell’amata. Isolde tenta un ultimo, disperato contatto con il cadavere di Tristan nel celebre “Mild und leise”, prima di essere trascinata nuovamente e definitivamente dallo sposo Marke.
Sul piano musicale si tratta di un quasi debutto per Christian Thielemann, che per la prima volta dirige [i]Tristan[/i] nel santuario wagneriano. Come da attese, il direttore firma un’esecuzione di ottimo livello ma che raggiunge una autentica tensione drammatica soltanto nel terzo atto, splendido, laddove altrove le sue scelte sono sembrate di più difficile lettura, particolarmente nel secondo atto privo di quell’incanto estatico nell’idillio notturno per via di tempi fin troppo spediti.
Distribuzione vocale senza smagliature, dominata dal Tristan di Stephen Gould, un po’ trattenuto nei primi due atti ma strepitoso nel terzo. L’Isolde di Evelyn Herlitzius è vocalmente solida come una roccia ma per il capolavoro le mancano calore e compassione. Ottimi anche Iain Paterson umanissimo Kurwenal e Christa Mayer tutt’altro che remissiva Brangäne. Georg Zeppenfeld è perfetto nel virare la tradizionale umanità di Marke in sardonica perfidia. Splendida come sempre l’Orchestra del Festival. Successo incondizionato per tutti. E questa è già di per sé una notizia per Bayreuth.
Note: Nuova produzione del Festival di Bayreuth. Date rappresentazioni: 25 luglio; 2, 7, 13, 18 e 23 agosto 2015.
Interpreti: Stephen Gould (Tristan), Georg Zeppenfeld (Marke), Evelyn Herlitzius (Isolde), Iain Paterson (Kurwenal), Raimund Nolte (Melot), Christa Mayer (Brangäne), Tansel Akzeybek (Ein Hirt), Kay Stiefermann (Ein Steuermann), Tansel Akzeybek (Junger Seemann)
Regia: Katharina Wagner
Scene: Frank Philipp Schlößmann e Matthias Lippert
Costumi: Thomas Kaiser
Orchestra: Das Festspielorchester
Direttore: Christian Thielemann
Coro: Der Festspielchor
Maestro Coro: Eberhard Friedrich
Luci: Reinhard Traub