Szymanowski sperimentale a Roma
Re Ruggero inaugura la stagione dell’Accademia di Santa Cecilia
Impresa che comportava il superamento di non poche difficoltà, quella che ieri sera Sir Antonio Pappano ha felicemente condotto in porto in occasione del concerto con cui si apriva la Stagione Sinfonica dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Presentare innanzitutto un titolo come Re Ruggero di Karol Szymanowski è stato un bel segno di allargamento dell’orizzonte musicale, lanciato a un pubblico che per età e per abitudine si presume non ami molto uscire dal solco del repertorio più conosciuto e amato.
Ci vuole perciò una buona dose di coraggio, certo l’occasione inaugurale garantiva una adeguata affluenza di pubblico, quel pubblico che alla fine si è comunque lasciato coinvolgere dal fascino della musica del compositore polacco. Altra difficoltà derivava naturalmente dalla scelta di proporre un simile lavoro in forma di concerto, cosa che sta diventando forse un’abitudine un po’ discutibile – si priva l’opera del suo indissolubile impianto scenico – ma che in questo caso aveva alle proprie spalle due ragioni artistiche da non sottovalutare. Da un lato quella sorta di inadeguatezza teatrale che il lavoro di Szymanowski – scritto tra il 1918 e il 1924 – ha sempre manifestato, tant’è che dalla prima rappresentazione del 1926 a Varsavia è stato portato nuovamente sulle scene di tutto il mondo in non più di una ventina di occasioni. Legata per certi versi al teatro simbolista, la vicenda del sovrano, re di Sicilia, è fortemente statica e si affida prevalentemente al magistero tecnico del compositore polacco, dunque un allestimento scenico non avrebbe comportato un significativo valore aggiunto. La seconda ragione era rappresentata dalla collaborazione con MASBEDO, ovvero il lavoro di regia in presa diretta e le proiezioni video che il duo Massazza-Bedogni hanno affiancato all’esecuzione musicale. Una video-performance che ha letteralmente rivitalizzato la scena, proiettando sul grande schermo alle spalle degli esecutori il frutto come di un’indagine all’interno dell’animo del protagonista, declinato tra immagini statiche e in movimento, manipolazioni estemporanee e primi piani sui cantanti, in piena empatia con la musica. Una soluzione innovativa per l’Accademia di Santa Cecilia, basata comunque sul lavoro di artisti più che collaudati nel settore della video-performance.
Dopo queste ampie considerazioni, non passi in secondo piano l’eccellente prova offerta da tutti gli interpreti vocali – con un particolare plauso per la vocalità di grande fascino del soprano Lauren Fagan (Rossana) – e dall’Orchestra dell’Accademia, insieme al Coro dell’Accademia e al Coro di Voci Bianche. Una costante garanzia, per Pappano, di avere tra le mani uno strumento musicale di elevata qualità.
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