Suonare insieme ad Urbino
Corsi e concerti
Recensione
classica
Il magistrale concerto della sera del 19 luglio, dedicato al gusto musicale francese rappresentato da François Couperin, Marais, Blavet, Leclair e da un Quatour "Parisien" di Telemann, è un esempio di come dai corsi di musica antica nascano progetti musicali interessanti espressione del puro piacere del suonare insieme. Rachel Brown, Rodolfo Richter, Panagiotis Iliopoulos e Juan Manuel Quintana, si sono incontrati e conosciuti in occasione di uno dei numerosi corsi musicali che si svolgono in Europa, ma non sono componenti di un ensemble stabile. Quando Quintana è stato invitato per la prima volta a tenere un corso di viola da gamba ad Urbino, ha proposto un concerto di questa formazione estemporanea costituita dal suo strumento e da flauto traverso, violino barocco e cembalo. Forse si riuniranno di nuovo, ma non si sa dove e quando. In questa rassegna che va controtendenza, la qualità conta più della fama o delle logiche del mercato musicale.
Ci vogliono almeno due o tre giorni, perché avvenga un assestamento nell'andamento dei corsi che sono più di trenta. Ci sono principianti, anche se la maggior parte degli allievi sono già in grado di suonare e chiedono consigli su come migliorare il fraseggio, la diteggiatura, e su come ornamentare le melodie. I docenti sono molto pazienti ed attenti nei confronti degli uni e degli altri. Alcuni di loro hanno iniziato da bambini o ragazzi qui a Urbino il proprio percorso nel mondo della musica antica, come per esempio Marcello Gatti che oggi è il Direttore artistico del Festival, ed ora sono fra i docenti che trasmettono la passione e il profondo rispetto per l'arte musicale. Il ricco bagaglio di competenze ed esperienze si coglie in ogni loro parola. Ieri mattina Paul O'Dette raccomandava ad un allievo di non affrettarsi per superare un passaggio difficile, ma di avere la lucidità di un giocatore di calcio che in una frazione di secondo mette a segno la traiettoria del suo tiro, come per rallentare il tempo, mentre in un'altra aula Juan Quintana cantando ai suoi allievi i passaggi più significativi di una composizione, spiegava il concetto di "inegalité" con ampi gesti dell'arco richiamando l'idea dell'ampiezza degli spazi nei quali risuonava il gusto musicale della nobiltà francese. Dietro l'apparente semplicità della musica antica c'è un lavoro di ricerca enorme, che si alimenta di dubbi e vive di intuizioni. Ragazzi e ragazze entrano ed escono dalle aule della scuola Pascoli, la sede principale dei corsi, che sono tutte occupate. Nel via vai continuo c'è chi prova sul pianerottolo di una scala e chi nell'atrio dei bagni prima o dopo la lezione, perché gli spazi del grande complesso scolastico sembrano non bastare a contenere tanta musica e tanti strumenti. Persino la palestra è occupata da un corso di danza rinascimentale, e sarà così fino al 28 luglio. Nella sezione dedicata ai bambini l'allievo più giovane ha quattro anni e mezzo, e sta iniziando a suonare un violoncello proporzionato alla sua statura. Ad Urbino per dieci giorni l'anno si cresce imparando ad amare e a fare musica.
Ci vogliono almeno due o tre giorni, perché avvenga un assestamento nell'andamento dei corsi che sono più di trenta. Ci sono principianti, anche se la maggior parte degli allievi sono già in grado di suonare e chiedono consigli su come migliorare il fraseggio, la diteggiatura, e su come ornamentare le melodie. I docenti sono molto pazienti ed attenti nei confronti degli uni e degli altri. Alcuni di loro hanno iniziato da bambini o ragazzi qui a Urbino il proprio percorso nel mondo della musica antica, come per esempio Marcello Gatti che oggi è il Direttore artistico del Festival, ed ora sono fra i docenti che trasmettono la passione e il profondo rispetto per l'arte musicale. Il ricco bagaglio di competenze ed esperienze si coglie in ogni loro parola. Ieri mattina Paul O'Dette raccomandava ad un allievo di non affrettarsi per superare un passaggio difficile, ma di avere la lucidità di un giocatore di calcio che in una frazione di secondo mette a segno la traiettoria del suo tiro, come per rallentare il tempo, mentre in un'altra aula Juan Quintana cantando ai suoi allievi i passaggi più significativi di una composizione, spiegava il concetto di "inegalité" con ampi gesti dell'arco richiamando l'idea dell'ampiezza degli spazi nei quali risuonava il gusto musicale della nobiltà francese. Dietro l'apparente semplicità della musica antica c'è un lavoro di ricerca enorme, che si alimenta di dubbi e vive di intuizioni. Ragazzi e ragazze entrano ed escono dalle aule della scuola Pascoli, la sede principale dei corsi, che sono tutte occupate. Nel via vai continuo c'è chi prova sul pianerottolo di una scala e chi nell'atrio dei bagni prima o dopo la lezione, perché gli spazi del grande complesso scolastico sembrano non bastare a contenere tanta musica e tanti strumenti. Persino la palestra è occupata da un corso di danza rinascimentale, e sarà così fino al 28 luglio. Nella sezione dedicata ai bambini l'allievo più giovane ha quattro anni e mezzo, e sta iniziando a suonare un violoncello proporzionato alla sua statura. Ad Urbino per dieci giorni l'anno si cresce imparando ad amare e a fare musica.
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