"Boccanegra", "Due Foscari", "Nabucco" e ora "Ernani": dopo questo poker d'assi messo sul tavolo da Muti per il bicentenario verdiano, l'Opera può guardare da pari a pari - non diciamo dall'alto in basso soltanto per non alimentare stupide rivalità - qualsiasi altro teatro al mondo, consolandosi in parte dei suoi problemi, che si spera siano in via di soluzione. L'intesa di Muti con orchestra e coro dell'Opera è stata ottima fin dal primo giorno ma ora è totale e assoluta. L'orchestra respira col suo direttore e lo segue con una duttilità insuperabile e con una varietà di sfumature di colore e fraseggio che non può essere descritta, va ascoltata. Muti ignora quella cosiddetta "tinta verdiana" uniformemente corrusca e brusca, buona a tutti gli usi, e legge Verdi con degli occhiali speciali, che gli fanno cogliere e restituire con una definizione di purezza cristallina dettagli che tutti gli altri non vedono, come se avessero le lenti appannate. In "Ernani", opera ancora giovanile di un Verdi che sa perfettamente cosa vuole ma ancora usa qua e là mezzi presi a prestito da altri, Muti coglie una ricchezza insospettata di soluzioni: l'accompagnamento orchestrale rossiniano del coro delle ancelle di Elvira, la tornitura dolcissima e malinconica del duetto a seste e terze parallele di Elvira ed Ernani, ma anche le premonizioni di "Macbeth", "Trovatore" e "Traviata". E naturalmente il fuoco di un "Si ridesti il leon di Castiglia" veramente ruggente, e bissato. Sì, a Roma Muti concede i bis, che aveva proibito alla Scala: segno di un rapporto meno impettito e più sincero e cordiale col pubblico e con la musica. Un Muti così si fa seguire ancora meglio di prima dai suoi cantanti, perfettamente guidati ma non ridotti ad automi. Un tenore dalla voce non stentorea ma limpida e duttile come Meli ridà a Ernani la sua giovinezza, il suo amore ardente, il suo eroismo romanico e disperato. La Serjan non è una belcantista nata però è un'ottima musicista ed esegue tutti gli abbellimenti che molte presunte belcantiste ignorano. Il Silva di Abdrazakov ricorda bassi come oggi non ce ne sono più. Verdi chiede al baritono di tutto e di più e Salsi risponde adeguatamente. Conoscendo De Ana, si poteva prevedere in anticipo che si sarebbero viste scene monumentali, bei costumi, suggestivi tableaux vivants: nulla di nuovo ma pur sempre una gran bella cornice alla musica.
Note: Nuovo allestimento in coproduzione con Sydney Opera House
Interpreti: Francesco Meli, Luca Salsi, Ildar Abdrazakov/Ildebrando D'Arcangelo, Tatiana Serjan/Anna Pirozzi, Simge Buyukedes, Antonello Ceron, Gianfranco Montresor
Regia: Hugo de Ana
Scene: Hugo de Ana
Costumi: Hugo de Ana
Coreografo: Leda Lojodice (movimenti mimici)
Orchestra: Orchestra del Teatro dell'Opera di Roma
Direttore: Riccardo Muti
Coro: Coro del Teatro dell'Opera di Roma
Maestro Coro: Roberto Gabbiani
Luci: Vinicio Cheli