Si chiude il Ring della Monnaie

Il Crepuscolo degli dei diretto da Alain Altinoglu

Il Crepuscolo degli dei ( Foto M. Rittershaus)
Il Crepuscolo degli dei ( Foto M. Rittershaus)
Recensione
classica
Monnaie di Bruxelles
Il Crepuscolo degli dei
04 Febbraio 2025 - 02 Marzo 2025

 

 

Alla  dal 4 febbraio al 2 marzo

 

Alma Torretta

 

Un Ring travagliato, iniziato con la regia creativa ma discussa di Romeo Castellucci e finito poi con quella più minimalista di Pierre Audi, con quest’ultimo che ha ripreso ed adattato alle più piccole dimensione del teatro di Bruxelles l’allestimento che aveva creato, con grande successo, per l’Opera di Amsterdam vent’anni fa. Successo che si è rinnovato in Belgio per le due ultime opere da lui dirette della tetralogia, grazie ad una messa in scena geometrica, fuori da ogni riferimento storico-temporale, con un uso sapiente delle luci, una scenografia che ha funzionato meglio adesso per Il Crepuscolo degli dei che la volta scorsa per Sigfrido. Perché i grandi blocchi a forma di parallelepipedo, pensati per la grande scena di Amsterdam e che a Bruxelles hanno oppresso un po’ in Siegfried, adesso invece aiutano una lettura più intimista che grandiosa del Crepuscolo, mettendo in evidenza i pensieri e i sentimenti più profondi e contrastanti dei protagonisti. Le semplici ma efficaci scenografie sono di Michael Simon, tutto il resto è suggerito sopratutto con le luci e, ovviamente, dalla ricchezza descrittiva della musica di Wagner, che alla Monnaie diretta dal maestro Alain Altinoglu è risultata amplificata in ogni dettaglio facendo risuonare maestoso ogni strumento solista e con tutta l’orchestra nel suo complesso che ti rapisce nel flusso incessante rigoglioso di motivi che vanno e tornano intrecciandosi verso il grande finale. Le luci, qui fondamentali, sono state affidate ad un giovane italiano, umbro per l’esattezza, Valerio Tiberi, che ha fatto benissimo, raramente si sentono in sala tanti apprezzamenti in particolare per le luci e per questo vogliamo per una volta citarlo subito. Venendo alle voci, la bella sorpresa della serata è stata il basso estone Ain Anger, perfetto per il personaggio di Hagen, il fratellastro, voce non profondissima ma che risuona ben piena anche nelle note più basse, potente e preciso, dalla interpretazione intensissima, figura scenica carismatica, il cattivo che ti affascina. Anger è uno specialista di Wagner e ha già cantato, infatti, Hagen diverse volte, e a Bruxelles ha mostrato di averlo portato a perfetta maturità, di averne ormai pieno possesso in ogni sfumatura. Carisma che è mancato su scena invece a Sigfrido affidato stavolta al tenore americano Bryan Register, al debutto nel ruolo: è vero che nel Götterdämmerung il personaggio è meno eroico e più travagliato intimamente, ma è pur sempre un eroe e in tal senso è mancato al pubblico nella prima parte dell’opera, per poi dare il meglio di sé nell’ultimo atto quando la sua bella voce è stata più adatta agli accenti dolenti interpretativi giusti. Brunilde è stata affidata al soprano svedese Ingela Brimberge, anche lei al debutto nella parte, ma con già molti altri ruoli wagneriani affrontati con successo. Prova superata anche stavolta, voce non potentissima ma più che sufficiente per un teatro come la Monnaie, ben centrata e con acuti luminosi, pienamente nel personaggio, sempre altera anche quando affranta dal tradimento incomprensibile per lei di Sigfrido, calorosamente applaudita alla fine. Bene anche Gunther e Gutrune, interpretati rispettivamente dal basso inglese Andrew Foster-Williams e dal soprano tedesco Anett Fritsch, anche in quest’ultimo caso un debutto nel ruolo ben riuscito, mentre la valchiria Waltraute è il mezzosoprano Nora Gubisch che ha dato incisività al personaggio della sorella di Brunilde sopratutto grazie alle sue doti d’attrice. Una menzione speciale poi per il baritono americano Scott Hendricks che dopo aver incarnato per la prima volta Alberich proprio alla Monnaie sia nell’Oro del Reno che in Sigfrido, debutta adesso il personaggio nel Crepuscolo degli dei, e la sua apparizione in sogno al figlio Hagen è piccola ma tra quelle che più si fanno notare. Brave anche le Norne e le Figlie del Reno, ottimo vocalmente il Coro della Monnaie diretto da Emmanuel Trenque, anche se non sempre coordinato alla perfezione nei movimenti coreografici di massa e si nota molto dato che i corsisti tengono in mano aste argentate con luci, ma molto suggestivi i loro costumi con cappuccio. Se certi effetti laser rendono un po’ datato l’allestimento, così come le figure sospese, non convincono nemmeno tutti i costumi di Petra Reinhardt, non ben caratterizzanti tutti i personaggi. Infine, la conclusione visivamente essenziale, quasi vuota, con la musica grandiosa protagonista a riempire l’ultima immagine. 

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