Samba e songwriter all'Ah-Um
Il festival milanese con il trio Ajmar/Franzini/Mangialajo
Recensione
jazz
«Il concerto di questa sera è dedicato ai miei due grandi amori musicali: il jazz dei maggiori songwriter - come Gershwin o Porter - e la musica brasiliana, in particolare il samba» dichiara Francesca Ajmar al termine della sua performance musicale presso il "Nordest Café" di Milano. Con lei sul palco (anche se non si trattava di un vero e proprio palco, ma di un esiguo recinto angolare ricavato tra un tavolo e l’altro) c'erano il pianista Michele Franzini e il contrabbassista Tito Mangialajo Rantzer, due "compagni di viaggio" con i quali Francesca ha già lavorato in molte occasioni. L’intesa e l’affiatamento del trio è evidente sin dalle prime battute: la voce calda, pulita, spesso accomodante ma scevra da stereotipi interpretativi di Francesca Ajmar ha trovato una buona sponda nello stile piuttosto didattico di Franzini e nei riff venati di soul di Mangialajo. Più riuscita, anche se non sorprendente, la prima parte del concerto dedicata principalmente al lavoro di Porter. La seconda parte ha dato spazio a brani tratti dal repertorio di musica brasiliana popolare della prima metà del Novecento e a composizioni originali della Ajmar e di Michele Franzini. Due ore di musica gradevoli e scandite da esecuzioni impeccabili ma innocue, cioè prive di guizzi interpretativi che dessero una parvenza di originalità al tutto. Chi desiderava riascoltare brani noti (interpretati in modi altrettanto prevedibili) è stato accontentato, ma si potrebbe fare e dare di più.
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