Forme ampie ed elaborate, orchestrazione complessa, soggetto elevato: il Ciro in Babilonia, con cui il ventenne Rossini si presentò per la prima volta al pubblico con un'opera seria, sembra una prova generale delle future opere scritte per il San Carlo, interessante ma immatura. Difficilmente potrebbe trovare spazio in una normale stagione lirica ma ha la sua collocazione ideale al ROF, dove il pubblico d'incrollabile fede rossiniana l'applaude con entusiasmo. Entusiasmo anche per la protagonista Ewa Podles, un vero contralto dal registro grave abissale: ma forse il ROF si è deciso un po' troppo tardi a chiamare questa cantante ormai sessantenne ad interpretare una parte da protagonista, perché nel canto spianato e patetico è ancora straordinaria ma nelle pagine più virtuosistiche le agilità sono faticose, i fiati corti, le differenze tra i registri marcatissime. Jessica Pratt e Michael Spyres sono all'altezza delle parti molto impegnative di Amira e Baldassarre. Di buon livello gli interpreti dei ruoli minori. Il direttore Will Crutchfield si occupa di battere monotonamente il tempo
Tirando le somme, la realizzazione musicale rientra nella normalità. Se si vuole qualcosa di speciale bisogna cercare nella regia di Davide Livermore, che trasforma questo drammone babilonese del 1812 in un kolossal cinematografico di cent'anni dopo: sembra di assistere alla proiezione di un film in bianco e nero, completo di tutti i dettagli, dalla recitazione enfatica tipica del muto alle barbe esagerate, dalle scritte esplicative alle righe verticali che affliggono le vecchie pellicole. Inizialmente quest'impostazione ironica e originale ravviva la drammaturgia zoppicante dell'opera ma alla lunga rischia di diventare ripetitiva e accentuare i difetti che vorrebbe nascondere.
Note: Revisione sulle fonti coeve a cura di Daniele Carnini e Ilaria Narici.
In collaborazione con Caramor International Music Festival e Museo Nazionale del Cinema di Torino
Interpreti: Ewa Podles, Jessica Pratt, Carmen Romeu, Michael Spyres, Mirco Palazzi, Robert McPherson. Raffaele Costantini
Regia: Davide Livermore
Scene: Nicolas Bovey
Costumi: Gianluca Falaschi
Orchestra: Orchestra del Teatro Comunale di Bologna
Direttore: Will Crutchfield
Coro: Coro del Teatro Comunale di Bologna
Maestro Coro: Lorenzo Fratini
Luci: Nicolas Bovey; videodisign D-Wok
Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche
A Colonia l’Orlando di Händel tratta dall’Ariosto e l’Orlando di Virginia Woolf si fondono nel singolare allestimento firmato da Rafael Villalobos con Xavier Sabata protagonista
Jonas di Carissimi e Vanitas di cinque compositori contemporanei hanno chiuso le celebrazioni per i trecentocinquanta anni dalla morte del grande maestro del Seicento